Caso Report e Sigfrido Ranucci, che botta. Il polverone sul membro del collegio del Garante della Privacy "avvistato" nella sede di Fratelli d'Italia? Smontato da Italo Bocchino dalle pagine del Corriere della Sera. E per la sinistra, e il Partito democratico in particolare, è una nuova, profonda fonte di imbarazzo.
Agostino Ghiglia, spiega Bocchino riguardo al membro del collegio del Garante, "è venuto nel mio ufficio, alla Fondazione Alleanza Nazionale che è proprietaria del Secolo d'Italia che dirigo, e che condivide il pianerottolo con la sede di Fratelli d'Italia. Poi sui giornali ho letto che ha incrociato e salutato anche Arianna Meloni, ma non me ne aveva parlato".
"Abbiamo parlato della reciproca presentazione dei nostri libri - spiega il direttore editoriale del Secolo d'Italia, nonché ex onorevole di An e Pdl -. Nemmeno sapevo che il giorno dopo ci sarebbe stata la discussione all'ufficio del Garante". Bocchino poi sottolinea: "Conoscendo Ghiglia escludo che si sia fatto dettare la linea da qualcuno. E conoscendo Arianna Meloni escludo che lo abbia fatto lei: fa di tutto per rimanere dietro le quinte, figurarsi se si andava a immischiare in questa cosa".
"È stato il Pd che ha sanzionato Ranucci", rivela Bocchino gettando benzina sul fuoco. E il motivo è molto semplice, sebbene tra le opposizioni c'è chi ha provato a mestare nel torbido come da tradizione: "Si è votato ciò che era già stato messo nero su bianco dagli uffici e depositato il giorno prima. La componente leghista aveva già annunciato che si sarebbe pronunciata a favore della sanzione. E chi ha deciso l'esito è stato Pasquale Stanzione, con il suo voto che, in quanto presidente, vale doppio. Ghiglia è stato ininfluente". E che cosa c'entra il Pd? "Perché Stanzione è stato indicato dal Pd durante il governo Conte-bis".