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Il Duce fa ancora impazzire i compagni

I progressisti lanciano un allarme fascismo dietro l'altro. Ma se a sbagliare sono i piccoli dem...
di Alberto Busacca sabato 1 novembre 2025

3' di lettura

E anche ieri il fascismo stava per tornare. No, non c’entra la riforma della giustizia, quello era l’allarme fascismo di giovedì. Venerdì, invece, a far scatenare la sinistra ci ha pensato un video, girato fuori dalla sede di Fdi di Parma il 28 ottobre scorso, in cui si sentono alcuni ragazzi cantare “Me ne frego”. Avete presente? «Me ne frego è il nostro motto, me ne frego di morire...». E poi: «Ce ne freghiamo della galera, camicia nera trionferà...». Il tutto concluso dal grido «Duce, Duce». 

Ai progressisti nostrani non è sembrato vero. E subito è scattata l’indignazione, con l’immancabile richiesta alla Meloni di chiarire, prendere le distanze, stracciarsi le vesti. Per il Pd, uno dopo l’altro, hanno parlato Elly Schlein, Chiara Braga, Francesco Boccia, Sandro Ruotolo, Chiara Gribaudo, Alessandro Zan, Annalisa Corrado, Sandro Campanini, Andrea De Maria, Paola De Micheli, Ilenia Malavasi, Daniela Manca, Marco Meloni, Dario Parrini, Filippo Sensi, Luigi Tosiani e Sandra Zampa (elenco aggiornato alle ore 18.10, potremmo esserci scordati qualcuno, ce ne scusiamo con gli interessati). E poi, naturalmente, si sono fatti sentire pure M5S, Avs, Cgil, Anpi e compagni vari... Insomma, un gran casino. «Ecco, sono rimasti fascisti». «Ecco, la Meloni non interviene». «Ecco, devono togliere la fiamma dal simbolo o il legame col Ventennio non si spezzerà mai». «Ecco...».

Il problema, di tutto questo fuoco mediatico, è che in realtà Fratelli d’Italia ha provveduto a commissariare la federazione provinciale di Parma di Gioventù nazionale (il movimento giovanile di Fdi) già prima della pubblicazione del video. Insomma, il partito è intervenuto quando ancora non era iniziato il bombardamento di dichiarazioni di dem e soci, i quali però hanno preferito far finta di niente per provare a montare comunque la polemica contro il premier e il suo governo. Va poi detto che tutti questi dirigenti del Pd, a partire dalla segretaria, non sono affatto così attenti e pronti a pretendere spiegazioni quando le sciocchezze le fanno i ragazzi del loro movimento. Ed è capitato più volte. Qualche esempio? Certo...

GIOVANI DEM
Marco Sarracino, già segretario dei Giovani democratici di Napoli, nel 2019 ha celebrato sui social Lenin e la rivoluzione d’ottobre: «Beati quelli che si ribellano per ottenere un mondo più giusto. Buon anniversario della Rivoluzione». Espulso? No, è diventato deputato. Rachele Scarpa, esponente ventenne del Pd veneto, nel 2021 parlava di «regime di apartheid di Israele». Allontanata? No, premiata anche lei con un seggio alla Camera. Alessandro Corti, giovane consigliere del Municipio 7 di Milano, il mese scorso ha spiegato in un video social che «la lotta armata è legittima sulla base del diritto internazionale».

Cacciato con ignominia? No, è rimasto al suo posto, e c’è da scommettere che lo scranno in Parlamento arriverà pure per lui... (a proposito, per un esponente del Pd che difende la lotta armata i giudici non hanno aperto nessun fascicolo, per il coretto dei giovani di Fdi invece sì... anche se è facile prevedere che finirà in un nulla di fatto...).

AL LUPO, AL LUPO
E per concludere c’è da fare una considerazione politica. Ma perché la sinistra continua a cavalcare il pericolo fascista? Lo fa da anni (almeno da quando è sceso in campo Berlusconi) ed è ormai chiaro che si tratta di un’arma totalmente spuntata. L’ultima dimostrazione eclatante si è avuta alle elezioni del 2022, quelle del «fascismo alle porte» (copyright di Matteo Lepore, sindaco dem di Bologna) e della necessità di fermare la Meloni “ducesca”. Risultato? Pd al minimo storico e Giorgia dritta a Palazzo Chigi. È evidente che ai progressisti converrebbe provare a cambiare musica. Ma non ce la fanno proprio. È più forte di loro. Appuntamento al prossimo allarme fascismo, allora. Potete scommettere che arriverà presto...

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