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L'unico pericolo per il centrodestra è la super-ammucchiata che sta studiando Prodi

Manovre sinistre dopo tre anni di vita del governo Meloni: l'opposizione oggi è fallimentare. Ma occhio al nuovo progetto
di Lorenzo Mottola sabato 1 novembre 2025

2' di lettura

Allo scattare dei tre anni di vita del governo Meloni tanti lo hanno scritto: la cosa straordinaria dell’attuale maggioranza è che non abbia mai perso un voto rispetto ai blocchi di partenza, ovvero dalla vittoria alle politiche, e che anzi continui a crescere. L’esatto opposto di quanto avviene di solito in Italia, dove alla “luna di miele” con gli elettori segue una fase di logoramento. Oggi invece le posizioni sono sostanzialmente cristallizzate.

Ovvio che il principale merito sia da attribuire all’abilità di Giorgia Meloni e alla sua squadra, ma sicuramente aiutano anche alcune circostanze favorevoli. In particolare, c’è la palude in cui è finito il centrosinistra italiano, con lo scartamento del Pd schleiniano verso sinistra che evidentemente continua a convincere molto poco gli elettori. Il soviet al comando dei Democratici insiste con l’applicazione del dogma Franceschini, che prevede che la priorità in un’epoca di astensionismo alle stelle sia portare alle urne gli elettori della propria area, piuttosto che cercare incursioni in campi diversi dal proprio. E da qui segue la radicalizzazione dei temi al centro dell’azione Pd, peraltro già tutti presenti nell’agenda Schlein alle primarie, l’allarme per la democrazia, il fascismo e ora pure la Palestina libera.

Campagne che hanno dimostrato di non avere la benché minima presa. Ed ecco perché il disegno di Romano Prodi, con la creazione di un nuovo partito, può davvero rappresentare un problema in vista delle prossime politiche. Sembra che la speranza del prof non sia quella di riunire i partiti che occupano oggi il centro. Il progetto di reunion dei calendiani-renziani sotto la Salis (che secondo l’ex rottamatore varrebbe il 10%) qui c’entra poco. Come spiega oggi su Libero Elisa Calessi, la base è invece quella del movimento Più Uno di Ernesto Maria Ruffini, l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate. Un progetto che senza interventi politici pesanti ha l’aspettativa di vita di un gatto in tangenziale, ma con uno sponsor come Prodi la questione potrebbe diventare molto più seria. L’obiettivo è chiaramente rovesciare gli assetti attuali.

Certo, perché l’avventura centrista possa avere un senso devono verificarsi varie cose. Prima di tutto c’è da valutare se questa componente dal volto e i programmi moderati sia credibile in un’alleanza a campo ultra-largo con il Movimento Cinquestelle. E attualmente senza Giuseppe Conte, con il suo pacchetto di circa il 12% dei voti, ogni possibile discorso per una coalizione di sinistra competitiva con il centrodestra diventa oggi infattibile. Una grande intesa, però, darebbe vita a una coalizione decisamente troppo eterogenea per dar vita a un governo stabile. Prodi, tuttavia, ha una certa esperienza di grandi accozzaglie politiche. E qui iniziano i problemi del centrodestra, che oggi è fortissimo e si avvicina al 50% dei voti, ma che potrebbe essere insidiato da una coalizione “dentro tutti” creata con l’unico obiettivo di non lasciare strada a Giorgia Meloni, al costo di portare il paese all’ingovernabilità. Il piano della nuova sinistra potrebbe essere questo, buono solo per il giorno delle elezioni. Quel che succede dopo importa poco.

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