Sdegno ed euforia. Laura Boldrini ha passato la giornata di mercoledì a speculare sulle due più importanti notizie di cronaca delle ultime ore: l'arresto a Tripoli del generale libico Almasri, quello rispedito in patria con volo di Stato dall'Italia qualche mese fa, e la vittoria alle elezioni di New York del neo-sindaco Zohran Mamdani, socialista e islamista.
Con l'arresto di Almasri, attacca la deputata del Partito democratico, "l'Italia registra una pessima figura sul piano internazionale. Lo stesso generale su cui pende un mandato di cattura emesso dalla Corte penale internazionale che fu liberato e riaccompagnato in Libia con tanto di volo di Stato italiano, oggi viene arrestato a Tripoli e accusato di omicidio e violazione dei diritti umani". Quindi l'ex presidente della Camera, oggi presidente del Comitato permanente di Montecitorio sui diritti umani nel mondo, accelera alzando il tiro della polemica politica: "La Libia dove i diritti umani sono spesso ignorati, supera l'Italia sul piano della legalità e della giustizia. I ministri Nordio e Piantedosi, che di quell'improvvido rimpatrio furono fautori insieme alla premier Meloni, dovrebbero adesso provare almeno un forte imbarazzo e un briciolo di vergogna. Invece oggi la maggioranza ha ratificato alla Camera un trattato di cooperazione giudiziaria proprio con la Libia per garantire il rimpatrio, udite, udite, di ben 2 libici detenuti nelle carceri italiane e condannati in via definitiva. E 2 sono gli italiani detenuti in Libia che, stando al trattato, tornerebbero in Italia. E per 4 persone si fa un trattato internazionale? Incredibile".
Boldrini stigmatizza infine "l'ennesimo provvedimento di propaganda di questo governo che spera di andare in tv a dire che rimpatria tutti i delinquenti stranieri. Salvo poi liberare un criminale internazionale del calibro di Almasri che, proprio nelle carceri libiche, si è macchiato di violenze, stupri e torture". Non una parola sulla versione del governo, che ha sostenuto di aver agito in quel modo, rimpatriando Almasri, proprio perché consapevole di cosa lo attendeva a Tripoli.
Prima ancora, però, Boldrini aveva reagito con gioia al successo del nuovo beniamino della sinistra italiana Mamdani: "Ha vinto perché ha saputo parlare alle persone dei problemi reali delle persone: casa, salari, mobilità, diritti - rivendicava l'onorevole -. Ha vinto perché vuole fare di New York una città alla portata anche di chi ha redditi bassi. L'ha fatto con passione ed entusiasmo, proponendo soluzioni reali. E New York ha risposto con lo stesso entusiasmo. Hanno votato oltre 2 milioni di persone: non succedeva dal 1969. Ha vinto contro le minacce di Trump, contro i fiumi di denaro investiti dai miliardari per farlo perdere, contro i tentativi di demonizzarlo perché giovane, musulmano e socialista. L'elezione di Mamdani ci racconta che la sinistra vince quando fa la sinistra. Senza timidezze, senza tentennamenti". E dopo il sindaco di Londra Sadiq Khan, il premier spagnolo Sanchez e il francese Melenchon, ecco un altro esempio da seguire per i progressisti italiani. Perlomeno fino alla prossima delusione.