Martedì 4 novembre. Studi de La7, trasmissione, per l’appunto, DiMartedì. Il capo della procura di Napoli, Nicola Gratteri, seduto sulla sua poltroncina chiude l’intervento sulla riforma della giustizia con l’aiuto dello smartphone. «Volevo leggervi un’intervista di Giovanni Falcone del 25 gennaio 1992 per sfatare questa leggenda sulla separazione delle carriere. Falcone dice questo: “Una separazione delle carriere può andare bene se resta garantita l’autonomia e l’indipendenza del pubblico ministero. Ma temo che si voglia, attraverso questa separazione, subordinare la magistratura inquirente all’esecutivo. Questo è inaccettabile». E sugli applausi, con un tempismo perfetto, il conduttore Giovanni Floris “chiama” la pubblicità. Tra gli effetti collaterali dei finti scoop sui testimonial del No alla riforma Nordio c’è anche la brutta figura in cui è incappato uno dei magistrati più noti, e apprezzati, in Italia. Ieri su questo giornale abbiamo dato conto dei finti scoop rilanciati dal Fatto Quotidiano sulle due toghe simbolo della lotta alla mafia, Falcone e Paolo Borsellino, contrarie alla separazione delle carriere. A Borsellino è stata attribuita una partecipazione a Samarcanda, la storica trasmissione di Michele Santoro, il 23 maggio 1991 nella quale si sarebbe schierato contro l’eventualità della modifica costituzionale. Trasmissione alla quale il giudice palermitano, come dimostrato dal quotidiano giuridico on line Il Dubbio, non ha mai partecipato.
«FIUME DI MENZOGNE»
Falcone, e qui arriviamo allo studio di Floris, è stato invece accreditato di aver pronunciato quelle parole lette da Gratteri la scorsa settimana. Anche in questo caso, Il Dubbio ha smascherato la propaganda dei fautori del No, rivelando come quell’intervista attribuita a Falcone non è mai stata pubblicata perché non esiste. Anzi, se proprio vogliamo restare al giornale fondato da Eugenio Scalfari, ci sono invece dichiarazioni - mai smentite - nelle quali il giudice assassinato da Cosa Nostra si dichiarava favorevole alla separazione delle carriere (intervista a Mario Pirani del 3 ottobre 1991). Lo sfondone dei sostenitori del No è stato ovviamente sfruttato dai comitati per il Sì. Ieri quello della Fondazione Einaudi, SìSepara, guidato da Giandomenico Caiazza, già presidente dell’Unione delle Camere penali italiane, è stato ufficialmente presentato alla Camera dei deputati (c’era anche Antonio Di Pietro). Caiazza ha affondato il dito nella piaga degli avversari: «Leggere interviste false di un magistrato con la storia di Falcone significa toccare il fondo dello scontro politico». Il riferimento è alla lettura che Gratteri, volto di punta dei contrari alla riforma, ha fatto in diretta televisiva delle false affermazioni del magistrato.
Un esempio del «fiume di menzogne» e delle «manipolazioni vergognose» utilizzate, per Caiazza, «dal fronte del No». Obiettivo di questa operazione “eversiva”, il fatto «che i cittadini sappiano». Da qui la necessità di un’«operazione verità» che ieri ha vissuto la prima tappa. A Montecitorio, infatti, è stato riproposto un audio di Radio Radicale con un intervento di Falcone del 1988 a un convegno della rivista Mondoperaio. In quell’occasione il magistrato, a proposito della «profonda trasformazione in atto dell’ordinamento giudiziario», disse di ritenere «impensabile mantenere unite le carriere di pm e giudici». Poi, a voler mostrare l’inganno del fronte avversario, è stata riproposta la «bufala» della finta intervista a Repubblica. Così come le passate dichiarazioni con le quali sempre Gratteri definiva il meccanismo del sorteggio - anche questo introdotto con la riforma «l’unica via d’uscita» per il Csm. «Oggi ci viene a dire che il problema non è questo...», ha chiosato Caiazza.
A conferma dell’affanno degli anti-riforma, in serata è arrivata anche la retromarcia dell’Anm, il “sindacato delle toghe”, sul confronto tv con il Guardasigilli. Il presidente, Cesare Parodi, ha motivato il rifiuto spiegando che il dibattito sarebbe «fuorviante e strumentalizzabile» poiché offrirebbe l’immagine «di una contrapposizione politica fra il governo e la magistratura che non trova riscontro nella realtà». Peccato che sia stata proprio l’Anm ad alimentare la «contrapposizione», organizzando un suo comitato per il No presentato in Corte di Cassazione.
«CREDIBILITÀ ESAURITA»
Numerose le reazioni alla «fake news» veicolata dal capo dei pm napoletani, destinata a mettere altra zavorra sulla campagna elettorale del “fronte del No”, già costretto a inseguire dati del Sole 24 Ore - con 10 punti di distacco. «Gratteri ha preso per buono un meme virale dei social, diffondendo informazioni false in diretta nazionale», attacca l’Unione delle Camere penali, per la quale si tratta «un episodio grave che mette in discussione la credibilità di chi si erge a voce del No sulla riforma della giustizia». Anche la maggioranza tiene alta la tensione sul caso. Elisabetta Gardini, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, denuncia «l’uso scientifico del meccanismo della disinformazione programmata: uno inventa, altri amplificano. Un metodo da propaganda». «Falsificando il pensiero di Falcone si ottengono due pessimi risultati: non si offre un contributo di verità al confronto, si sporca la memoria di un grande magistrato», aggiunge Isabella De Monte (Forza Italia).