Vietato ballare, vietato cantare. Giorgia Meloni saltella al grido "Chi non salta comunista è", sul palco di Napoli, per la chiusura della campagna elettorale di Edmondo Cirielli, candidato governatore della Campania, e a sinistra la prendono male. Anzi, malissimo.
"Ma li avete visti? Sul palco gridare 'chi non salta è comunista!', mancava solo il 'siete delle zecche' rivolto a noi del campo democratico. Sembravano dei fascistelli in gita. E invece no: erano la Presidente del Consiglio e vari ministri, lì, sul palco di Napoli, a dare il peggio di sé". A parlare è Sandro Ruotolo, l'ineffabile responsabile informazione della segretaria del Partito democratico nonché europarlamentare". L'ex braccio destro di Michele Santoro si è trattato di "una scena imbarazzante, da balilla del ventennio catapultati su Marte: tutti insieme, appassionatamente, nel capoluogo della Campania, a chiedere il voto per le regionali. Proprio loro, quelli dell'autonomia differenziata. Proprio loro che, a una settimana dal voto, rispolverano condoni e promettono di aumentare di 100 euro le pensioni minime solo a chi vive in Campania. Presidente Meloni, ca nisciun è fesso".
La sceneggiata napoletana del partenopeo Ruotolo non può far dimenticare però i contenuti del comizio del centrodestra né le parole della premier. Dal palco del Palapartenope Meloni ha chiuso categoricamente a uno dei cavalli di battaglia dem, la patrimoniale: "Fin quando governiamo noi queste ricette bizzarre e tardo-comuniste non passeranno. Il nostro programma è diametralmente opposto" E ancora: "La Campania può essere il motore di sviluppo del Mezzogiorno, vogliamo che questa terra diventi un simbolo di riscatto. C'è un'alternativa alla rassegnazione, ai fallimenti, al clientelismo, alle prese in giro, alle fritture di pesce per fare voti, ai voltagabbana, a chi ha rinnegato tutto pur di sedere su una poltrona. E raccontate che quella alternativa si chiama centrodestra, si chiama Cirielli".
A sinistra, ha tuonato Meloni, "pensano di potersi prendere gioco dei cittadini", perché "Fico definiva il Pd il pericolo pubblico numero uno del Paese, e oggi non ha problemi ad allearsi con i dem per fare il presidente della Regione. Diceva che il modello di Vincenzo De Luca non rappresenta il futuro della Campania". "Se non fosse una cosa serissima sarebbe quasi esilarante - rimarca Meloni -, perché noi abbiamo oggi quello che era ritenuto il più impresentabile degli impresentabili che va a chiedere i voti per un altro che considerava un incapace. E quello che era additato come un incapace che va a chiedere i voti per quello che diceva che era un impresentabile. Uno vorrebbe dire la commedia napoletana, ma la commedia napoletana è una cosa molto più nobile di quello che stiamo vedendo".