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"C’è un piano del Colle per affondare Meloni?" Il Quirinale: Ridicolo. Ma è alta tensione con Fdi

di Fausto Cariotimercoledì 19 novembre 2025
"C’è un piano del Colle per affondare Meloni?" Il Quirinale: Ridicolo. Ma è alta tensione con Fdi

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Il giorno dopo una riunione del Consiglio supremo di difesa dedicata in gran parte alla minaccia russa nei confronti dell’Ucraina e della Nato, in cui per Sergio Mattarella e Giorgia Meloni è stato facile accordarsi su tutto, accade l’imprevedibile. Fratelli d’Italia chiede a un importante consigliere del Quirinale, Francesco Saverio Garofani, di smentire ciò che avrebbe detto durante una cena conviviale, riguardo alla necessità di impedire che la destra vinca le prossime elezioni politiche. Garofani non risponde, ma la replica arriva direttamente dal Colle, dove si sentono chiamati in causa dal capogruppo di Fdi alla Camera, Galeazzo Bignami.

Il partito della premier assicura di avercela solo con il consigliere, peraltro ex parlamentare del Pd, e di non avere alcun dubbio sulla correttezza di Mattarella. Per la sinistra si tratta comunque di «un attacco mirato contro il capo dello Stato». Spezzare la collaborazione istituzionale tra il presidente della repubblica e quello del consiglio è uno dei primi obiettivi dell’opposizione. La vicenda nasce da un articolo pubblicato dal quotidiano La Verità. Per impedire al centrodestra di vincere nel 2027, si legge in prima pagina, «al Colle lavorerebbero a un’ammucchiata ulivista». A Garofani, oltre alla speranza che a sinistra nasca «una grande lista civica nazionale» capace di prendere voti al centro, viene attribuita la frase secondo cui ci vorrebbe «un provvidenziale scossone» per impedire che la coalizione guidata da Meloni vinca le elezioni e nel 2029 elegga il successore di Mattarella. Consigliere del capo dello Stato per gli affari del Consiglio supremo di Difesa, ex Dc, Ppi e Margherita, Garofani è stato membro della direzione nazionale del Pd e per tre legislature, fino al 2018, deputato dello stesso partito. Dalla presidenza della repubblica, come è prassi dalle loro parti, non rispondono. Giudicano quel racconto falso al punto da non meritare il risalto che gli darebbe una smentita.

Quando interviene Bignami, però, le cose cambiano: lui ha un ruolo istituzionale. «Apprendiamo dalla stampa», dice il capogruppo di Fdi a Montecitorio, «che persone che ricoprono il ruolo di consiglieri del Quirinale auspicherebbero iniziative contro il presidente Giorgia Meloni e il centrodestra, esprimendo altresì giudizi di inadeguatezza nei confronti dell’attuale maggioranza di governo». Bignami chiede quindi «che queste ricostruzioni siano smentite senza indugio, in ossequio al rispetto che si deve per l’importante ruolo ricoperto, dovendone diversamente dedurne la fondatezza». Parole che sul colle più alto sono lette come un attacco all’intera istituzione, non al solo Garofani. Mattarella, che è a Lucca per l’apertura dell’anno accademico della Scuola Alti Studi di Lucca, viene informato.

E dal suo ufficio stampa, poco dopo, esce una replica molto dura, che spiega anche perché non era stata data risposta a quell’articolo: «Al Quirinale si registra stupore per la dichiarazione del capogruppo alla Camera del partito di maggioranza relativa, che sembra dar credito a un ennesimo attacco alla presidenza della repubblica costruito sconfinando nel ridicolo». A sinistra, ovviamente, c’è chi getta benzina sul fuoco. La domanda che gira nei palazzi della capitale è: il capogruppo di Fdi, vicino a Meloni, può fare un’uscita simile senza averla concordata per filo e per segno con lei? La risposta interessata che dà il Pd è che no, è impossibile; ciò che è accaduto, quindi, deve essere letto come un attacco diretto al capo dello Stato da parte della premier. La risposta, invece, è sì. Proprio perché Bignami non intendeva trascinare nella polemica Mattarella e la presidenza della repubblica, ma solo chiedere conto a Garofani delle parole che gli sono state attribuite. Materia per cui non occorre coinvolgere il leader del partito. Lo spiega lo stesso deputato di Fdi, costretto a tornare sull’argomento: «Meloni non l’ho sentita, io uso la mia testa».

Assicura anche che «nessuno chiede interventi al Quirinale, il Quirinale non c’entra nulla, è al di sopra di qualsiasi polemica. Abbiamo semplicemente chiesto che il consigliere Garofani smentisca». E a chi gli domanda cosa succede se la smentita del consigliere del Colle non arriva, risponde smorzando i toni: «Se non arriva non è che facciamo l’Aventino. Le sue sono opinioni libere e legittime, ma altrettanto legittima è la richiesta di smentita. Se non c’è, prendiamo atto che quella è la sua opinione». La premier, impegnata a Trento e Padova, non commenta la vicenda. Parla però il suo sottosegretario e braccio destro, Giovanbattista Fazzolari. Dice che «né Fratelli d’Italia né tantomeno palazzo Chigi hanno mai dubitato della lealtà istituzionale del presidente Mattarella, con il quale il governo ha sempre interloquito con totale spirito di collaborazione, non da ultimo sugli importanti dossier internazionali, dall’Ucraina al Medio Oriente». Come a dire che uno scontro tra il Quirinale e la presidenza del consiglio è l’ultima cosa di cui c’è bisogno in un momento difficile come questo.