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Elly Schlein, l'imbarazzante silenzio sulla "caccia" al sionista e Francesca Albanese

di Pietro Senaldi giovedì 11 dicembre 2025

4' di lettura

Non è una pecora nera, ma uno dei tanti caproni di un gregge sempre più rosso. Dal Mugello con furore, alludiamo a Francesco Tagliaferri, sindaco dem di Vicchio, a un tiro di schioppo da Firenze. Costretto in una cittadina di meno di diecimila abitanti, il sindaco con la zazzera da centro sociale e il cervello da imbonitore di assemblee liceali è in spasmodica ricerca di visibilità. Il capoluogo ritira la malaugurata pensata di dare la cittadinanza onoraria a Francesca Albanese, lui rivendica la decisione per il suo borgo. Non pago, decapita l’albero di Natale, sostituendo la stella in cima all’abete con una bandiera della Palestina.

Fin qui passi, siamo al pittoresco. Quello che però dovrebbe costargli la tessera del Pd è l’attacco agli undici parlamentari del suo partito che sostengono il disegno di legge di Graziano Delrio contro l’antisemitismo. «Via i sionisti dal Pd. Schlein, intervieni. Se non ti senti di accompagnarli alla porta, mi offro di farlo io personalmente. Senza ripensamenti», scrive il simpatizzante pro-Pal. E al Nazareno? Silenzio, come su ogni vicenda imbarazzante.

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Tagliaferri appartiene alla schiatta dei dissennati furbi: sa benissimo che non gli succederà nulla e alza i toni per farsi pubblicità. Ha appena attaccato mezzo partito usando il termine sionista in senso dispregiativo, quindi antisemita, ma la segretaria non lo punirà. Non può, perché mezzo partito, forse anche lei, e tre quarti di sinistra la pensano come il piccolo sindaco. Pensate se un sindaco di Fratelli d’Italia chiedesse a Giorgia Meloni di cacciare dal partito i sionisti... Con ogni probabilità, la premier lo caccerebbe su due piedi, ma questo non impedirebbe all’opposizione di stracciarsi le vesti e accusare la destra di rigurgiti antisemiti. Per una settimana assisteremo a dibattiti e reportage televisivi su quanto è razzista e fascista la destra. Nessuno invece dedicherà servizi a Tagliaferri e ai suoi compagni. Il quotidiano La Nazione ne ha riportato asetticamente le parole e la cosa finirà qui. Invece sarebbe proprio interessante approfondire, sapere se l’antisemitismo ha traslocato casa, per collocarsi a sinistra. Si scoprirebbero parecchie cose interessanti.

La prima è che Tagliaferri non è solo. L’astio verso gli ebrei è vivo nelle giovani leve dem fin da prima del 7 ottobre 2023 e della durissima reazione di Israele contro Gaza. Nel 2022, il moderato ed europeista Enrico Letta aveva depennato dalla lista dei parlamentari Pd nientemeno che Vincenzo Amendola. L’ex ministro agli Affari Europei in quota Pd del governo di Mario Draghi doveva far posto all’allora trentenne Raffaele La Regina, responsabile del partito in Basilicata. La candidatura saltò perché si scoprirono scritti in cui l’enfant prodige rosso metteva in dubbio la legittimità dello Stato di Israele.

Emblematici sono anche i casi di Pina Picierno ed Emanuele Fiano. L’eurodeputata dem, che ha peraltro la delega all’antisemitismo, ha subito un processo interno nel partito per aver incontrato esponenti dell’estrema destra israeliana. L’accusa era di aver parlato con i sionisti. L’ex parlamentare, figlio di un deportato ad Aushwitz, è stato invece abbandonato dal suo partito quando studenti pro-Pal gli hanno impedito di parlare, in quanto ebreo, all’università di Venezia. È stata la destra a schierarsi con lui e a ridargli voce, nel silenzio, più complice con i censori che imbarazzato, di Schlein e compagni.

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Svariati sarebbero gli episodi, ma basta per rendere l’idea la considerazione che la senatrice a vita Liliana Segre, scampata bambina ai lager nazisti, e Fiano hanno la scorta non per essere salvati dai picchiatori di destra bensì dalle minacce dei pro-Pal rossi a cui molti amministratori dem offrono copertura politica. E se nell’ultimo anno gli episodi di antisemitismo in Italia sono aumentati del 400% non è perché governa la destra ma perché il governo, pur condannandone gli eccessi e aiutando la popolazione civile di Gaza, non ha mai rinnegato Israele, come l’opposizione gli chiedeva.

Forse molti giovani di sinistra non ne sono consapevoli, ma il loro antisemitismo ha radici antiche e poco c’entra con Gaza. Affonda nell’ideologia marxista che ancora permea i centri sociali e che voleva tutti uguali, quindi perseguitava gli ebrei, come hanno fatto tutti i regimi comunisti, dalla Russia di Stalin in giù. E pensare che il sionismo nasce a sinistra, a fine Ottocento, su una concezione collettivista e socialista dello Stato e i sionisti erano quelli che difendevano il diritto di Israele a esistere. Gli antisionisti pertanto sono quelli che vorrebbero veder morto lo Stato di Israele. Più antisemiti di così... Forse a Schlein converrebbe cacciare dal Pd questi, sindaco Tagliaferri permettendo; anzi, in primis. A proposito, dov’è finita Elly in questa storia? Sotto il tavolo a tapparsi occhi e orecchie, come sempre. Mentre i veri dem si turano il naso.

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