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Nel Pd chi ha idee diverse deve giustificarsi

L'ex senatore Zanza resta con Caracciolo e si difende: è lo specchio del clima che si respira a sinistra
di Corrado Oconedomenica 21 dicembre 2025
Nel Pd chi ha idee diverse deve giustificarsi

3' di lettura

Sono parole di buon senso quelle di Luigi Zanda, autore di una lettera pubblicata ieri da Repubblica nella rubrica di Francesco Merlo. L’ex senatore, padre storico del Partito Democratico, ha spiegato perché, al contrario di altri componenti, non avrebbe rassegnato le dimissioni dal Consiglio scientifico della rivista Limes accusata di non avere una linea univocamente orientata sulla questione ucraina. Egli ha sottolineato quella che, in un paese e in un momento «normale», dovrebbe essere una ovvietà: «Senza la presenza di tante opinioni, anche di quelle più lontane dalla mia, Limes perderebbe il suo carattere e servirebbe a ben poco, anzi non servirebbe a nulla».

Che è poi la differenza fra una rivista militante e una di cultura, una che si propone di indottrinare e un’altra che invece vuole dare strumenti per capire. E comprendere un mondo sempre più complesso e in transizione quale è il nostro, in cui il vecchio ordine è caduto e il nuovo stenta a nascere, dovrebbe essere il primo obiettivo non solo degli uomini di cultura ma anche di chi ha responsabilità politiche.
Nessun uomo libero può accettare una palese violazione del diritto internazionale quale è stata l’invasione russa dell’Ucraina. Così come nessun cristiano o persona di buona volontà può non adoperarsi con tutto sé stesso per augurarsi e favorire la pace, cioè per contrastare la morte di tanti innocenti. Ma è proprio per raggiungere questi obiettivi che è necessario capire, comprendere, discernere, analizzare. Che è quello che aiuta a fare Limes, a volte anche ospitando interventi quanto meno discutibili. Ma, se non c’è confronto, non solo una vera comprensione non c’è, ma a languire è proprio la verità. Ne usciamo sconfitti tutti. Ne esce sconfitta soprattutto la democrazia, che è il nostro bene più prezioso ed è ciò che ci distingue dalle autarchie.

La domanda vera da porsi è però un’altra: perché un uomo di punta del Pd come Zanda ritiene opportuno non manifestare all’interno del suo partito le proprie idee, ma sente l’esigenza di scrivere una lettera pubblica ad un giornale per affermare le ragioni del pluralismo e del libero dibattito delle opinioni? È tutta in questa domanda la difficoltà storica della sinistra italiana, la sua palese “inattualità”. La difficoltà, in particolare, di quel partito che avrebbe dovuto ereditare in un’ottica di pluralismo tutte e due le maggiori culture politiche della prima Repubblica (la comunista e la cattolico democratica), ma che oggi ha assunto una linea politica che con quelle tradizioni non ha nulla a che fare.

Qualcosa è andato storto e, all’interno del partito, a quel che par di capire, il dibattito è silenziato: la linea ufficiale è una e va accettata; se non lo fai sei messo ai margini. A ben vedere, è un passo indietro anche rispetto al vecchio Partito Comunista, che, pur non avendo formalmente le correnti come la Democrazia Cristiana, ospitava sensibilità al suo interno tanto diverse da dar vita a infuocate direzioni e ad accesi comitati centrali, salvo poi imporre a tutti di convergere graniticamente sulla posizione uscita maggioritaria.

Tornando a Limes, bisogna riconoscere a Lucio Caracciolo, che pur proviene dalle fila della sinistra, di aver dato vita negli anni ad una rivista che è un unicum nel panorama editoriale italiana: sia per i temi trattati (come è noto in passato la politica internazionale non ha mai interessato più di tanto la cultura e il giornalismo italiani); sia per la capacità di creare un mix di alta divulgazione e competenza scientifica. Già solo questo dovrebbe bastare, a uomini di cultura veramente tali, per non esercitare su di essa quella intolleranza e quel manicheismo che è proprio oggi di una parte non irrilevante dell’intellettualità progressista.