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Hannoun, quando sono cominciate le coccole della sinistra: tutto torna

di Pietro Senaldi lunedì 29 dicembre 2025

4' di lettura

L’arresto del presidente dell’Associazione Palestinesi in Italia, Mohammad Hannoun, perché accusato di finanziare Hamas attraverso le sue associazioni di beneficenza, che in teoria dovrebbero aiutare la popolazione di Gaza, inchioda tutta la sinistra alle ipocrisie, imprudenze e strumentalizzazioni con cui essa ha cavalcato la durissima reazione di Israele alla strage del 7 ottobre 2023. Il campo largo ha cavalcato la tragedia della guerra nella Striscia per attaccare il governo italiano e raccattare il consenso dell’estrema sinistra e dei pro-Pal. È stato un calcolo politico cinico: davanti a una questione annosa e controversa come la crisi in Medio Oriente la sinistra, come sempre fa, ha valutato cosa le conveniva a livello di propaganda e poi ha battezzato subito i buoni, i palestinesi, e i cattivi, gli israeliani, senza guardare in faccia a nessuno, senza distinguere i terroristi dalla popolazione civile, Benjamin Netanyahu da tutti gli ebrei nel mondo.

Ecco un breve memorandum delle manipolazioni della propaganda progressista italiana sul tema 7 ottobre, che hanno sfiorato il negazionismo e hanno trovato nell’arresto di Hannoun il suo cortocircuito, giacché bisognava mettersi volutamente delle fette di salame sugli occhi per non sospettare minimamente dei legami tra il mondo pro-Pal italiano e Hamas. Ultimo capitolo di questa vergogna sinistra è la sollevazione del Pd contro il disegno di legge proposto dal suo ex capogruppo, Graziano Delrio. La norma prevede di adeguarsi a quanto stabilito dall’Ihra, l’organizzazione internazionale deputata a mantenere vivo il ricordo dell’Olocausto, e incorporare nella definizione di antisemitismo le critiche radicali al sionismo, che arrivano a negare il diritto di esistenza dello Stato di Israele. La proposta ha irritato Elly Schlein e spinto il capogruppo dem in Senato, Francesco Boccia ad attaccare il collega in aula, specificando che «la proposta è a titolo personale e non rappresenta la posizione del partito» e ad appiattire il Pd sulle posizioni di Avs, che ha definito l’iniziativa «sconcertante e liberticida».

Ma è dall’8 ottobre 2023, prima ancora della risposta bellica di Israele, che la sinistra strizza l’occhio ad Hamas. Nelle manifestazioni pro-Pal la strage del 7 ottobre è stata ripetutamente definita come «un atto di resistenza» contro Israele e l’occupazione di Gaza (peraltro cessata nel 2005).

Il leader di Unione Popolare, l’ex sindaco rosso di Napoli Luigi De Magistris, ha parlato chiaramente di «diritto alla resistenza contro il regime di Israele», ma la lettura del pogrom come figlio di decenni di soprusi nei confronti dei palestinesi è largamente condivisa dall’estrema sinistra e dai Verdi. Nei cortei che si sono tenuti a Bologna, Torino, Roma, benedetti dalle amministrazioni rosse, i giovani dei centri sociali, uniti a quelli delle comunità arabe e palestinesi ricostruivano quanto avvenuto il 7 ottobre come un legittima atto di rappresaglia. Da qui alla negazione degli orrori perpetrati dai terroristi di Hamas, dallo stupro sistematico delle ragazze alle decapitazioni di genitori davanti ai figli, il passo è stato automatico. Dal Pd e dalle forze alla sua sinistra, al di là di una generica condanna per «il crimine contro l’umanità» non c’è mai stato un cenno alle efferatezze commesse dai commando palestinesi contro i giovani israeliani presenti al rave party e le famiglie del kibbutz di Be’eri.

Come non ricordare poi l’accusa di commettere un genocidio mossa da tutti i principali leader della sinistra nei confronti delle vittime della Shoah, gli israeliani, in un disumano capovolgimento della storia. Hanno parlato di genocidio in Parlamento Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli, l’ex presidente del Senato, Laura Boldrini. Perfino la sindaca di Genova Silvia Salis, candidata in pectore a Palazzo Chigi in rappresentanza della sinistra moderata ha parlato di genocidio. E quando Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, ha osato dire che a Gaza non c’è genocidio, a sinistra si sono avute due reazioni: i più civili l’hanno ignorata, gli altri l’hanno trattata come una demente.

In prima fila tra questi, Francesca Albanese, che ha dichiarato che la senatrice a vita non è abilitata a parlare di genocidio perché troppo coinvolta. Da segnalare che, malgrado il cieco estremismo più volte dimostrato, come quando ha rimproverato il sindaco di Reggio Emilia, colpevole di aver speso parole di pietà per gli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas, la commissaria Onu per la Palestina è stata insignita della cittadinanza onoraria da svariate amministrazioni di sinistra, tra le quali Napoli, Bologna, Pesaro, Bari, Padova; con il sindaco del capoluogo emiliano, Matteo Lepore che, alla richiesta di mettere in calendario la revoca dell’onorificenza, ha risposto: «Ho cose più importanti di cui occuparmi».

Si potrebbe procedere all’infinito. Ricordiamo solo che coloro che fino a due giorni fa hanno celebrato Hannoun come un eroe da due anni definiscono il premier israeliano Netanyahu «un criminale di guerra» alla stregua di Vladimir Putin e rimproverano al governo italiano di essergli succube perché non si adopera per arrestarlo. Questa definizione è ormai un assunto a sinistra, come la convinzione che Bibi attacchi Gaza solo per non doversi dimettere ed evitare il carcere. Sono gli stessi che hanno salutato la Flotilla come una straordinaria missione, pretendendo che il governo italiano la proteggesse a spese dei contribuenti con la Marina Militare. Senza chiedersi troppo chi in realtà finanziasse la missione anti-Israele. Il governo di Gerusalemme ha denunciato più volte che tra gli sponsor ci fosse anche Hamas. Chissà se l’inchiesta su Hannoun fornirà delucidazioni in merito.

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