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Così aumenta la rendita catastale

L'escalation fiscale del governo: riforma del catasto mirata a eliminare le disparità. Ma per le tasche degli italiani son dolori

Giulio Bucchi
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Un'altra bella sorpresa si affaccia all'orizzonte per i proprietari di casa. Nella legge delega fiscale che il governo si appresta a varare all'articolo 2 compare anche una bella riforma complessiva del catasto. La novità era annunciata da mesi, questo non cambia molto, però la sostanza delle cose. Queste le intenzioni dichiarate: stop alle case di lusso nel centro delle città con rendite catastali simili a quelle di un fabbricato agricolo. Fine della disparità di valore tra una casa nuova costruita in periferia che per l'erario vale più di un fabbricato costruito prima della guerra in zone semicentrali. Sulla carta il principio è nobile. Dal momento, si legge nella relazione illustrativa del provvedimento, che «il decreto salva Italia ha operato un aumento automatico e indifferenziato delle rendite catastali dei fabbricati ai soli fini dell'imposta patrimoniale (Imu)», provocando «un aumento delle sperequazioni esistenti», con questa nuova norma il governo si propone di «cancellare o ridurre tali sperequazioni». Abbassano le tasse, direte voi? Macché, aumentano i valori catastali. Con l'effetto sicuro, considerato che gli attuali livelli delle rendite sono completamente fuori mercato, di far schizzare ancora più in alto l'Imu, già salita a valori folli. Per non perdere di vista l'equità, però, il governo assicura, nero su bianco, che «la revisione del catasto, che richiederà qualche anno per il completamento, non dovrà comportare aumenti del prelievo; le maggiori rendite saranno compensate da riduzioni di aliquote». Messa così, la promessa del governon lascia spazio ad interpretazioni. Se alzano il valore catastale, e dunque la rendita su cui si pagano le tasse, abbassano il livello dell'imposizione in modo tale da far tornare i conti in tasca alle famiglie. La prima questione è: come è possibile effettuare una compensazione del genere su una materia così complicata come quella catastale, dove esistono numerosissime classi, categorie, deroghe e dove, soprattutto, ogni comune si alza o si abbassa l'aliquota a suo piacimento? L'idea che circola è che, lungi dal prevedere un costo zero per ogni cittadino, che sarebbe assolutamente impraticabile, i tecnici dell'esecutivo guidato da Mario Monti pensano di far combaciare le cifre a livello di gettito. In altre parole, in seguito alla riforma nelle casse dello Stato dovrebbe entrare la stessa somma che entrava prima. Anche in questo caso, nessun esperto ritiene la cosa fattibile. Ammesso, però, che lo sia, si tratta di vedere come avverrà la modulazione. Qualcosa di più di un'indicazione arriva dall'articolato della legge delega dove si legge che «al fine di evitare che dalla revisione delle rendite catastali derivi un aggravio dei carico fiscale» ci sarà la «previsione della contestuale riduzione delle aliquote, con particolare riferimento alle imposte sui trasferimenti». L'annuncio non farà piacere a molti italiani che di casa una ne hanno e non intendono acquistarne altre. Le imposte sui trasferimenti altro non sono, infatti, che le tasse di registro e catastali che si pagano quando si effettuano compravendite. Praticamente saranno alzate le tasse di chi ha una casa di proprietà e ci abita, mentre saranno diminuite quelle di chi le case le compra per affari o per divertimento. L'unica vantaggio, forse, arriverà ai giovani. Anche se, con questi stipendi (quando ci sono) e con questi tassi sui mutui, saranno davvero in pochi a poter usufruire della generosità del governo. Ma la riforma, ovviamente tutta da scrivere nel dettaglio, riserva anche altre sorprese. La più succosa, forse, è l'intenzione di ridisegnare l'intero sistema del catasto sulla base di un doppio criterio patrimoniale e reddituale. Anche qui, l'idea sarebbe buona. Si tratterebbe di finirla con le attuali finte rendite calcolate sul valore moltiplicato per coefficienti stabiliti a tavolino che non hanno alcuna corrispondenza con le rendite vere che uno potrebbe incassare affittando l'immobile. Peccato che nell'articolato si legga che, in assenza di sufficienti elementi per calcolare l'andamento del mercato delle locazioni, si procederà a diversi metodi di calcolo. Il rischio dietro l'angolo è che i valori catastali saranno aggiornati a quelli, assai elevati, di mercato delle compravendite. E che le rendite siano calcolate di conseguenza, ancora una volta senza alcun rapporto con il mercato di riferimento, ovvero quello delle locazioni. di Sandro Iacometti

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