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La febbre spiegata alle mamme:un evento per superare la paura

1 mamma italiana su 4 si agita al comparire della febbre e non resiste Ai metodi fai-da-te per abbassare la temperatura né alla ricerca in rete di informazioni da condividere sui social

Maria Rita Montebelli
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Allestito come una sala giochi per bambini, lo spazio Theca a Milano ha ospitato l'evento educational ‘Che giungla questa febbre' rivolto alle mamme e ai piccoli ospiti, organizzato con il Patrocinio della Casa Pediatrica ASST Fatebenefratelli Sacco e con il contributo non condizionato di Reckitt Benckiser. Alle pareti infografiche a tema hanno illustrato a colpo d'occhio e con messaggi sintetici la corretta gestione della febbre, tra i più frequenti sintomi in età pediatrica. L'88 per cento delle mamme che hanno partecipato all'indagine conoscitiva di SWG sul comportamento delle donne al comparire della febbre nei figli è consapevole che non si tratta di un fenomeno patologico ma il primo segnale che il corpo sta reagendo all'insorge di una malattia. L'incertezza è molto maggiore se si tratta di scegliere come intervenire. Riguardo la frequenza di misurazione solo il 41 per centodelle mamme ha affermato che andrebbe eseguita ogni 2 ore, mentre il 21 per cento di loro la misura ogni ora e il 19 per centro due volte al giorno. Ben il 25 per cento delle donne chiama sempre il pediatra alle prime linee di febbre o porta il bambino al pronto soccorso, anche se una temperatura tra i 36,5° e 37,5° è considerata normale. “In ogni caso è importante mantenere sempre la calma e fare tutte le valutazioni necessarie –ha sottolineato Jacopo Pagani, responsabile del servizio di Pronto Soccorso Azienda Ospedaliera Sant'Andrea di Roma e ed esperto di comunicazione sanitaria - Prima di tutto, va considerata l'età del bambino; se ha un'età inferiore ai 3 mesi di vita è assolutamente necessaria la valutazione pediatrica immediata. Con il crescere dell'età bisogna valutare le condizioni generali del paziente. Da 3 a 12 mesi è sempre opportuno contattare il pediatra entro le 24 ore; bisogna farlo immediatamente, invece, nel caso la febbre fosse associata ad altri sintomi. Dopo l'anno di vita, se il bambino gioca, è sereno e vitale, si può attendere, senza allarmismo, tre giorni, prima di un eventuale controllo pediatrico”. Per quanto riguarda il trattamento della febbre, ben l'81 per cento delle mamme coinvolte nella ricerca ha ammesso di ricorre ai ‘metodi della nonna' per far scendere la temperatura del figlio più velocemente. E' bene ricordare che l'unico rimedio indicato è far bere al piccolo tanta acqua. Coprire il bambino eccessivamente o esporlo intenzionalmente a fonti di calore, oppure, al contrario, scoprirlo del tutto, applicargli la borsa del ghiaccio o sottoporlo a doccia fredda può rivelarsi controproducente. Durante lo stato febbrile la temperatura non va influenzata in alcun modo e la defervescenza deve sopraggiungere in modo naturale. Tra le terapie farmacologiche disponibili, inoltre, nella scelta tra ibuprofene e paracetamolo occorre sempre rivolgersi al proprio pediatra, poiché come afferma Pagani “l'ibuprofene può essere somministrato con sicurezza ai bambini, grazie al basso indice di gastrolesività. I farmaci prescritti vanno dosati in base al peso e non all'età del paziente”. L'età, al contrario, è il fattore da considerare quando si sceglie la formulazione del farmaco: per i più piccoli sono da prediligere sciroppo e supposte; compresse orodispersibili o da deglutire per gli altri. In caso di convulsioni occorre posizionare il bambino su un fianco senza tentare di aprirgli la bocca o muovergli la lingua e controllare la durata della crisi: se la crisi dura più di 5 minuti va portato al pronto soccorso. La confusione di molte mamme sul trattamento della febbre nasce spesso dall'abuso di informazioni ricercate e condivise in rete. Insieme al dolore è infatti uno degli argomenti di discussione più frequenti sui social-network, dove, sebbene sia possibile trovare consigli autorevoli, la circolazione di notizie inesatte e falsi miti aumenta l'inquietudine delle mamme e porta ad impropri accessi al pronto soccorso degli ospedali. (MARTINA BOSSI)

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