Arriva obbligo origine in etichetta derivati del pomodoro
Pomodori, pelati, salse, sughi, conserve e concentrati. L'attesissimo obbligo di indicazione dell' origine produttiva, annunciato a Cernobbio dal ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, parifica i derivati del pomodoro alla passata, sino a ieri l' unica protetta dal rischio di furbe miscelazioni con prodotto estero. La trascrizione del decreto interministeriale per introdurre il nuovo obbligo di etichetta, mette al riparo i derivati del pomodoro (con almeno il 50% di pomodoro) dal rischio di contraffazioni. Coldiretti a nome dei produttori e Anicav a nome dei trasformatori e conservieri ovviamente gongola. Il pomodoro è un settore chiave del Paese: 8mila imprenditori agricoli su 72.000 ettari, 120 industrie di trasformazione con 10mila lavoratori, un valore della produzione di 3,3 miliardi. Moncalvo, presidente di Coldiretti, dichiara al Giorno: "Con un aumento del 36% degli arrivi dalla Cina per un totale 92 milioni di chili di concentrato di pomodoro da spacciare come made in Italy nel 2016, l' arrivo dell' obbligo di indicare la provenienza rappresenta una attesa misura di trasparenza". "Dalla Cina", prosegue, "si sta assistendo ad un crescendo di navi che sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato di pomodoro da rilavorare e confezionare come italiano. I pomodori di provenienza cinese rappresentano circa il 15% della produzione nazionale in equivalente di pomodoro fresco. Prodotto che viene poi spacciato nel mondo come tricolore in concentrati e sughi".