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Servizi di emergenza/urgenza:così sta cambiando il Belpaese

L'introduzione del numero unico dell'emergenza 112 (Nue 112) mira a rendere più efficaci e tempestivi gli interventi di soccorso. Tuttavia non siamo ancora giunti al pieno regime

Maria Rita Montebelli
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L'efficienza e la tempestività sono caratteristiche imprescindibili quando si parla dei servizi di emergenza/urgenza, poiché mai come in questo ambito anche pochi minuti possono fare la differenza. Forse non tutti lo sanno, ma nel nostro paese questi fondamentali servizi al cittadino stanno da qualche tempo attraversando un cambiamento a dir poco radicale. Perno di questa rivoluzione è il numero unico dell'emergenza 112 (Nue 112), cui diverse aree del nostro paese fanno già riferimento, conformemente a quanto richiesto dalla comunità europea. Ad oggi il 112 è attivo in Lombardia, Liguria, Piemonte, Val d'Aosta, Friuli Venezia Giulia, cui bisogna aggiungere la Sicilia orientale e i comuni di  Roma – distretto 06 – Trento e Bolzano. Su iniziativa dell'onorevole Claudio Pedrazzini, in collaborazione con l'Associazione di iniziativa parlamentare e legislativa per la salute e la prevenzione presieduta dal senatore Antonio Tomassini, si è tenuto negli scorsi giorni a Roma, presso l'aula del Palazzo dei gruppi parlamentari della Camera dei deputati, l'evento 'Numero unico 112, un modello da conoscere'. Obiettivo di questo incontro è stato quello di proporre una riflessione sullo stato dell'arte e sui problemi aperti, con approfondimenti sulla base dei dati a disposizione. “Dobbiamo far conoscere questo nuovo servizio, che oggi serve ‘a macchia di leopardo' il 30/40 per cento della popolazione italiana – ha detto Alberto Zoli, direttore generale Azienda Regionale Emergenza Urgenza (Areu) – nelle aree dove il 112 è attivo, qualsiasi numero di emergenza si componga, la telefonata confluisce nella Centrale unica di risposta (Cur) istituita in ambito regionale: l'operatore individua di che cosa ha bisogno il cittadino che chiama, localizza la sua posizione in tempo reale con il Centro elaborazione dati del ministero dell'Interno, e smista l'allarme alle centrali di secondo livello preposte al servizio richiesto”. Ma non solo: grazie a questo modello è possibile filtrare le chiamate inappropriate, che costituiscono circa il 50 per cento delle telefonate ricevute dagli operatori, alleggerendo la mole di lavoro delle centrali di secondo livello. È inoltre attivo un servizio di traduzione multilingue. “Con questo evento non vogliamo istituire uno sterile confronto con i modelli precedenti -  ha aggiunto Tomassini - vogliamo invece creare protocolli comuni, o meglio un lessico condiviso su più livelli da tutto il personale coinvolto. E vogliamo farlo a livello nazionale. Siamo convinti che anche il migliore dei sistemi può non funzionare in modo ottimale se manca omogeneità, dobbiamo dunque creare una forza operativa che coinvolga Governo, Parlamento  ma anche le forze laiche, per migliorare le condizioni complessive del soccorso”. (MATILDE SCUDERI)

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