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Ecco il piano di sorveglianzadel Virus del Nilo occidentale

Allerta in molte regioni del Nord Italia per la presenza di questo virus che può rivelarsi pericoloso nel caso di trasfusioni. Il Centro nazionale sangue prende provvedimenti e detta indicazioni preventive

Maria Rita Montebelli
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Il West Nile virus – virus del Nilo occidentale – non colpisce solo il continente africano: una vera e propria epidemia sta infatti colpendo molte regioni del Nord Italia, diffondendosi attraverso la puntura di una zanzara di genere Culex. Questa patologia spesso non manifesta sintomi e solo in casi molto rari, in pazienti già indeboliti da altre patologie, può causare delle complicazioni che si rivelano letali come è successo nei giorni scorsi in Emilia Romagna. In questa categoria potrebbero rientrare gli affetti da malattie croniche che richiedono il ricorso costante a terapie trasfusionali. Il Centro nazionale sangue (Cns), di concerto con le regioni, ha quindi attivato già da giugno un piano per la sorveglianza e la prevenzione della trasmissione del virus attraverso la trasfusione di emocomponenti labili. Il piano prevede la diramazione di un alert immediato non appena il virus venga isolato in un pool di zanzare, in un esemplare di avifauna o in un equide. A seguito della segnalazione le strutture trasfusionali delle province interessate hanno l'obbligo di introdurre il Nucleic acid test (Nat) per tutte le donazioni. Tale test, che va effettuato contestualmente alla donazione di sangue, permette di rilevare la presenza del West Nile virus e di evitare così la trasmissione trasfusionale dell'infezione. Se il virus viene isolato in una zona che si trova nel raggio di cinque chilometri dal confine con un'altra provincia allora l'alert viene diramato a tutte e due le province interessate. Il piano prevede poi che chiunque abbia soggiornato, anche solo per una notte, in una delle zone dove è stato isolato il virus possa donare il sangue anche in un'altra provincia, ma solo se la struttura di riferimento si sarà dotata del kit per effettuare il test, altrimenti il donatore sarà sospeso per un periodo cautelativo di 28 giorni. Il monitoraggio del virus nei donatori di sangue da parte del Cns è costante - sono già 13 le positività riscontrate tra i donatori - ed efficace, tanto che il primo caso umano, risalente allo scorso 8 luglio in Emilia Romagna, è stato notificato 19 giorni dopo la circolare di alert con le misure di prevenzione emessa dal Cns per il territorio in questione. Aggiornamenti regolari vengono forniti tramite il sito web www.centronazionalesangue.it e i canali social del centro. “Il piano di sorveglianza funziona e il sistema regge – ha affermato il direttore del Cns, Giancarlo Maria Liumbruno – come ha retto l'anno scorso all'outbreak del virus Chikungunya che ha colpito la regione Lazio. Ma il dilagare del virus del West Nile, se sottovalutato, può aggravare le carenze di sangue che si registrano annualmente in estate, quando ondate di caldo e vacanze al mare spingono i donatori abituali a disertare l'appuntamento con i centri di raccolta. Ed è qui che le regioni possono intervenire, adottando ad esempio i test Nat anche nelle province non colpite dal virus per evitare di ricorrere alla sospensione sistematica dei donatori”. (FABRIZIA MASELLI)

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