CHIRURGIA ROBOTICA

Sono sempre più gli italiani che si operano con il robot

Maria Rita Montebelli

Cresce il numero degli italiani che, sul lettino della sala operatoria, si affidano alle mani più o meno metalliche della tecnologia, facendosi operare da un ‘robot’: solo nel 2013 saranno 13.200. Infatti, da quando nel 1999 i robot sono stati introdotti negli ospedali italiani, tale crescita ha prodotto numeri a due cifre, raggiungendo 65.800 casi; sono invece 4.000 le persone che usano la robotica, tra medici e personale tecnico e di assistenza. In Italia i robot che lavorano in ospedale sono settatotto, tutti esemplari dei cosiddetti sistemi “DaVinci”, “Rio Mako” e “Cyberknife”. A promuovere questa tecnologia è ‘ab medica’, un’azienda italiana che ha un fatturato di livello internazionale, che nei giorni scorsi a Milano, ha organizzato un convegno aperto agli operatori del settore e intitolato “Il futuro della sanità”. A spiegare i benefici del futuro nel presente operatorio sono stati Aldo Cerruti, fondatore di Ab Medica, il futurista Vito Di Bari, il videoartista Yuri Ancarani e il docente di Chirugia robotica dell’Università dell’Illinois Pier Cristoforo Giulianotti. Il sistema Da Vinci è il robot più diffuso e conosciuto con 64 esemplari attivi negli ospedali italiani: nel 2013 effettuerà interventi su 10mila pazienti (dal 1999, gli operati sono stati 50mila) e i chirurghi che lo adoperano sono circa 400, assistiti da 3.500 anestesisti, strumentisti e infermieri. Rio Mako, invece, è una piattaforma robotica ad alta tecnologia per la Chirurgia protesica in ortopedia, ideata per tutte le grosse articolazioni. In Italia ne esistono cinque esemplari e dal 2011, anno della sua introduzione, è stato adoperato in quasi mille situazioni. Infine, Cyberknife, destinato al trattamento di radiochirurgia per patologie e lesioni tumorali, sia intracraniche (55%) sia extracraniche (45%), annovera negli ospedali italiani dieci modelli: dal 2003 a oggi è stato utilizzato in quasi 15mila procedure. (A. S.)