Sanità digitale, Italia ok“Più assistenza e risparmi”
Intervista con il professor Gianfranco Gensini, Presidente della Società Italiana di Telemedicina e Sanità Elettronica
Qual è lo stato dell'arte della cosiddetta «sanità elettronica» in Italia? Come si colloca il nostro Paese rispetto allo standard europeo nella diffusione dei servizi sanitari telematici? La diffusione della sanità elettronica in Italia è sicuramente ai primi posti e comunque in linea con gli altri Paesi europei che hanno recepito il piano strategico Europa 2020, lanciato dall'Unione Europea, che prevede l'istituzione di un'Agenda europea per il digitale, ufficializzata il 19 maggio 2010, finalizzata a fornire un contributo alla crescita economica e a diffondere nella UE i benefici derivanti dall'era digitale. La Digital Agenda for Europe 2020 indica sette punti strategici tra i quali lo sfruttamento del potenziale delle tecnologie dell'informazione a vantaggio della società. Tra gli ambiti di intervento finalizzati al raggiungimento di questo obiettivo viene prevista l'assistenza sanitaria sostenibile e il supporto delle ICT per una vita dignitosa e indipendente. In questo ambito sono state individuate due azioni chiave: la numero 13, che consiste nel dotare i cittadini europei di un accesso on-line sicuro ai propri dati sanitari entro il 2015 e raggiungere entro il 2020 un'elevata diffusione dei servizi di telemedicina; e la numero 14, che raccomanda la definizione di un minimo set comune di dati per l'interoperabilità dei patient records a livello europeo. A livello nazionale, in linea con l'obiettivo di conferire al cittadino un ruolo centrale, a partire dal secondo semestre 2008 il Ministero della Salute, in collaborazione con le Regioni, le Province autonome e gli Enti locali, sta promuovendo iniziative di Sanità in Rete nei seguenti ambiti: Centri Unici di Prenotazione (CUP) telematici, Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), e-Prescription, Certificati telematici e Telemedicina. Chiaramente vi sono ancora diverse criticità su sicurezza e privacy dei dati sanitari e sensibili ritardi nell'emanazione delle linee nazionali di indirizzo sulla Telemedicina, ancora al vaglio della Conferenza Stato-Regioni. Poi vi sono problemi infrastrutturali, come ad esempio il digital divide, divario fra soggetti inseriti e non inseriti nel sistema informatico, ancora troppo elevato nel nostro Paese, o problemi tecnici come la mancanza della firma digitale su ricette e certificati, privi quindi di validità giuridica, come evidenziato nel nostro Position Paper della SIT del marzo scorso. Ma forse il maggiore ostacolo da superare è il fatto che alcuni medici percepiscano la cosiddetta sanità elettronica più come un appesantimento burocratico del lavoro quotidiano che come supporto alla loro attività professionale. La diffusione dell'uso della tecnologia in ambito medico avviene in concomitanza con l'aumento delle patologie croniche: quali sono i vantaggi specifici per i pazienti che soffrono di queste patologie? L'incremento dell'età media della popolazione comporta un inevitabile aumento della diffusione delle patologie cronico-degenerative, delle pluripatologie, delle comorbilità e della multimorbilità. La maggior parte di queste patologie non richiede ricovero ospedaliero, ormai riservato solo alle acuzie e all'emergenza-urgenza, ma un attento e costante controllo clinico che può essere fatto sul territorio o direttamente al domicilio dei pazienti, andando così incontro alla loro preferenza di essere curati a casa piuttosto che in ospedale. Doctor Plus è un servizio telematico teso a migliorare la qualità di vita dei pazienti affetti da patologie croniche: può considerarsi un modello di servizio che introduce elementi qualificanti d'innovazione? Si tratta certamente di un modello innovativo in quanto a costi contenuti che conferisce ad ASL, Ospedali e Regioni, un servizio di telemonitoraggio “chiavi in mano” basato su alcune risorse strategiche: una centrale d'ascolto infermieristica e un kit di dispositivi certificati per il paziente che, tramite bluetooth, inviano allo “hub” i parametri clinici come, ad esempio, la glicemia, la saturazione d'ossigeno, la pressione arteriosa o il peso corporeo; inoltre il servizio si avvale di un gateway al portale web dedicato, di facile accesso al personale infermieristico o socio-sanitario, per il medico di famiglia ed eventualmente, per lo specialista, ma anche per lo stesso paziente e il caregiver. Può indicare in sintesi quali sono le ricadute positive della diffusione del telemonitoraggio sull'economia e la gestione organizzativa del nostro Servizio Sanitario Nazionale? A parte i benefici diretti per la qualità di vita dei pazienti ai quali viene evitato il pendolarismo casa-ospedale, sono evidenti i vantaggi in termini di riduzione dei costi rispetto al modello tradizionale di assistenza sanitaria. Ma ciò che più conta sono i benefici in termine di salute, scientificamente dimostrati: secondo i risultati del Whole System Demostrator Programme, il più grande studio mai realizzato, recentemente pubblicato sul British Medical Journal, su 6.200 pazienti inglesi affetti da patologie croniche come diabete, insufficienza cardiaca o BPCO seguiti in teleassistenza si è registrata una riduzione del 45% nella mortalità e del 20% in ricoveri al Pronto Soccorso. Risultati altrettanto positivi emergono da un'importante metanalisi pubblicata sulla Public Library of Science (PLOS) nel 2012 “Telemedicine Application in the Care of Diabetes Patients: Systematic Review and Meta-Analysis” . Alla luce di queste nuove tecnologie, come cambia il ruolo del medico e il suo rapporto con il paziente? In che modo dovrebbe svilupparsi un rapporto ideale tra realtà clinica e Tecnologie d'Informazione e Comunicazione (ICT), fra funzione medica e telematica? In realtà non dovrebbe cambiare e i medici non dovrebbero mai rinunciare alla loro umanità nel prendersi cura delle persone che soffrono. Davanti al monitor di un computer ci dovrebbe sempre essere un professionista della salute, con il suo cuore e la sua anima. Occorre riaffermare in modo forte il primato della clinica e dell'atto medico, fatto di diagnosi, terapia ed umanità, sulla tecnologia, anche la più avanzata ed innovativa, che non deve mai prendere il sopravvento ma essere utilizzata come potente leva moltiplicatrice della nostra professionalità. Su questi principi, su una sanità elettronica armonica e sostenibile, a misura di medico e di paziente, abbiamo basato il Manifesto italiano della Medicina e della Chirurgia telematica, da me presentato a Firenze l'8 aprile 2010, in occasione del I° Congresso nazionale della SIT. (ISABELLA SERMONTI)