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Attenzione alle maratone: la ricerca afferma che correre troppo fa male

Sara Gurnari
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Correre troppo fa male. È vero che tra i consigli dello stare bene c'è quello di evitare una vita sedentaria ma esagerare con sforzi di cui non si è all'altezza è molto rischioso. Sport come il triathlon, le ultra maratone, o più semplicemente, maratone per cui non si è sufficientemente allenati ha dei riscontri negativi sul nostro fisico.  La ricerca - Un gruppo di scienziati tedeschi ha testato 44 partecipanti alla Trans Europe Foot Race, una corsa di 4.500 km in 64 giorni (più o meno 70 al giorno) dall' Italia alla Norvegia. E i risultati fanno pensare. Hanno registrato un restringimento della massa cerebrale pari al 6,1 per cento, nell'area deputata alla vista. Una sorta di atrofia dovuta, in realtà i medici parlano di noia, come viene riportato su Repubblica. Ore e giorni concentrati nello sforzo di guardare, praticamente, solo i propri piedi, riducono gli stimoli e l'esercizio visivo. Non ci sono lesioni, ma, secondo gli scienziati ci vogliono otto mesi perché la massa encefalica recuperi le dimensioni normali. Assai più rapida (già durante i due mesi dalla gara) la ripresa rispetto alle degenerazioni che comporta, sulle cartilagini delle ginocchia, delle caviglie e dei piedi. Mentre più rari, ma più insidiosi, sono gli effetti che si possono registrare a livello dei reni. La creatina, un enzima che metabolizza l'energia nei muscoli, in situazione di sovrasforzo può penetrare nel flusso sanguigno e andare ad intaccarli. Più frequente, e più temuto, è l'effetto invecchiamento. Correre troppo significa respirare in fretta. Tanto ossigeno genera radicali liberi il cui effetto ossidante ci riempie di rughe. Lo studio dell'università di Ulm contiene indicazioni al di là dello sport estremo. Se questi sono gli effetti di un supersforzo su organismi superallenati, non troppo diversi devono essere gli effetti di uno sforzo importante, come ad esempio, una normale maratona, su chi non è sufficientemente allenato. Da questo punto di vista, se il 40 per cento di italiani non muove muscolo e rischia grosso (diabete, infarto, osteoporosi), il 30 per cento che fa un'attività sportiva non è per questo esentato da ogni cautela.

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