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Crollo degli ecosistemi, lo studio sul riscaldamento globale: 2050, la fine dell'essere umano

Gloria Gismondi
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La fine della civiltà umana potrebbe non essere molto lontana. È quanto emerge da uno studio, pubblicato dal Breakthrough National Centre for Climate Restoration, condotto da Ian Dunlop, ex dirigente dell'industria dei combustibili fossili, e David Spratt, ex capo della Difesa Australiana. La catastrofe, descritta come "una minaccia su breve-medio termine all'esistenza della civiltà umana", è attesa per il 2050 quando, a causa dei cambiamenti climatici, gli ecosistemi terrestri crolleranno, dall'Artico all'Amazzonia, fino alla Barriera corallina. Leggi anche: Il ghiacciaio della Marmolada verso il disastro  Gli autori della ricerca ritengono infatti che in occasione degli Accordi di Parigi, non siano stati correttamente analizzati i rischi del riscaldamento globale. Secondo i ricercatori, città come Hong Kong, Mumbai, Giacarta, Bangkok, verranno abbandonate per l'aumento del livello del mare, mentre altri paesi, come ad esempio il Bangladesh, saranno addirittura completamente inondati. Le zone dell'Asia occidentale, del Medio Oriente e del Mediterraneo, potrebbero addirittura diventare del tutto inabitabili. Fra 30 anni quindi, se la situazione non verrà risolta, si stimeranno quasi 1 miliardo di 'profughi climatici', mentre oltre 2 miliardi soffriranno una condizione di scarsità idrica. Il quadre dipinto dalla ricerca è davvero agghiacciante.

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