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Clima, l'allarme degli scienziati: temperatura su di 1,5 gradi? Rischiamo infezioni e malattie

di Cristina Agostini sabato 13 ottobre 2018

2' di lettura

Siamo sul baratro. Gli scienziati del clima lanciano un allarme senza precedenti: bisogna adottare "misure senza precedenti" e trasformazioni "rapide" in settori come l'energia, l'industria e le infrastrutture per limitare il surriscaldamento a 1,5 gradi centigradi. In caso contrario, il surriscaldamento aggiuntivo anche solo di mezzo grado, peggiorerà in maniera significativa i rischi di siccità, inondazioni, calore estremo, malattie per centinaia di milioni di persone sul pianeta. L’allarme arriva dalla Corea del Sud, dove per giorni si sono riuniti gli scienziati del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC): il rapporto prodotto, oltre 400 pagine, è un campanello d'allarme senza precedenti. Pericolosa, allarmante, sull'orlo del baratro: se gli scienziati avessero a disposizione un aggettivo più pesante per indicare la situazione in cui si trova il pianeta, la userebbero. Il mondo deve limitare il surriscaldamento a 1,5 gradi e invece è completamente su un'altra strada, punta dritto verso il 3%. Leggi anche: "Eventi estremi": meteo, ecco il colpo di coda sull'Italia Il rapporto dice che limitare il "riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi", una barriera che di questo passo sarà superata tra il 2030 e 2052, "richiede cambiamenti rapidi, completi e senza precedenti in tutti gli aspetti della società", dall’energia alla pianificazione urbana e del territorio, con tagli alle emissioni in tutti i settori. Se il pianeta ci riesce questo impedirà l'estinzione di altre specie, la distruzione totale del corallo, fondamentale per l'ecosistema marino e ridurrà la crescita del livello marino a 10 centimetri entro il 2100, risparmiando zone costiere e isole. Al contrario, superare il limite di 1,5 gradi potrebbe portare a un ulteriore aumento del caldo estremo, piogge torrenziali e siccità, avrà un effetto diretto sulla produzione alimentare, soprattutto in zone sensibili come l’America Latina e il Mediterraneo. Soprattutto, aumenterà la mortalità umana per malattie come malaria e dengue che colpiranno maggiormente e raggiungeranno nuove aree geografiche".

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