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Alzheimer, addio? Cellule cerebrali, la scoperta che può cambiare tutto: così si ferma la demenza

lunedì 25 ottobre 2021

2' di lettura

Potremo presto dire addio all'Alzheimer? Una scoperta degli scienziati della New York University fa ben sperare. I ricercatori credono di aver trovato le cellule cerebrali responsabili delle malattie neurodegenerative come Alzheimer, Parkinson e demenza. Secondo quanto riporta Dagospia, che cita un articolo del Daily Mail, sono gli astrociti, cellule cerebrali che eliminano le particelle tossiche accumulate nel cervello e nutrono i neuroni, a svolgere un ruolo chiave nel processo di decadimento cerebrale. E test di laboratorio sui topi hanno mostrato che gli astrociti svolgono anche un altro ruolo, quello di uccidere i neuroni danneggiati.

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"I nostri risultati mostrano che gli acidi grassi tossici prodotti dagli astrociti svolgono un ruolo fondamentale nella morte delle cellule cerebrali", ha spiegato il professor Shane Liddelow, della New York University. "I risultati forniscono un nuovo promettente obiettivo per il trattamento, e forse anche per la prevenzione, di molte malattie neurodegenerative".

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Una scoperta rivoluzionaria dunque, visto che la demenza è una delle principali cause di morte nel mondo sviluppato. I neurologi stanno cercando di sviluppare trattamenti adeguati, ma non comprendono ancora appieno alcuni aspetti chiave della malattia, tra cui le cause scatenanti. Gli astrociti erano conosciuti per le loro proprietà: mantenere sani i neuroni nel cervello e regolare il flusso sanguigno. Ma secondo i medici sono anche responsabili della morte dei neuroni in decomposizione.

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Non è ancora chiaro il motivo per cui gli astrociti producono le tossine, anche se il professor Liddelow e i suoi colleghi credono che lo scopo sia distruggere i neuroni danneggiati prima che possano rovinare i loro vicini. Su Nature, dove è stata pubblicata la ricerca, Liddelow suppone che questo processo potrebbe essere quello responsabile di malattie come la demenza, il Parkinson e l’Alzheimer.

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