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Infarto e ictus, "fino a un anno dopo". L'allarmante nuovo studio: chi rischia di più

lunedì 14 febbraio 2022

2' di lettura

Chi è guarito dal Covid rischia, più di altri, di sviluppare complicanze cardiovascolari fino a un anno dopo l'infezione. Lo rivela uno studio condotto negli Stati Uniti dalla Washington University School of Medicine di St. Louis sui dati messi a disposizione dal Dipartimento degli affari per veterani tra marzo del 2020 e gennaio del 2021. A rischiare non è solo chi ha contratto il virus in maniera grave, finendo in ospedale o in terapia intensiva, ma anche chi ha preso l'infezione in maniera lieve. Soprattutto se si tratta di persone con più di 60 anni.

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Dopo aver contratto il Covid, insomma, aumenterebbe la probabilità di essere esposti ad aritmie cardiache, coaguli di sangue, ictus, malattia coronarica, infarti o insufficienza cardiaca. Questo il risultato del più grande studio condotto finora sugli effetti a lungo termine del coronavirus sul nostro organismo. L'indagine ha coinvolto in totale 154mila pazienti, per la maggior parte uomini e con un’età media pari a 60 anni. "Ciò che stiamo vedendo non va bene. Il Covid può portare a gravi complicazioni cardiovascolari e alla morte. Il cuore non si rigenera o si ripara facilmente dopo un danno cardiaco. Queste sono malattie che colpiranno le persone per tutta la vita", ha spiegato Ziyad Al-Aly della Washington University.

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In particolare, è stato evidenziato un rischio più alto del 63% per quanto riguarda le malattie cardiovascolari in generale, e più elevato del 55% per quel che riguarda gli eventi cardiovascolari più gravi, come infarto e ictus. Basti pensare che i 154mila pazienti presi in esame, nell’anno successivo all’infezione hanno fronteggiato un rischio del 52% più alto di avere un ictus e del 49% più alto di avere un attacco ischemico transitorio rispetto a chi invece non ha mai contratto il virus. In Italia il cardiologo Michele Gulizia ha commentato: "Dopo il dietrofront causato dal Covid si prevede nel mondo un forte aumento di decessi per cause cardiovascolari".

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