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Alzehimer, lacanemab: il farmaco che può stravolgere la battaglia

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Tiziana Lapelosa
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Una nuova speranza si leva all'orizzonte per i malati di Alzheimer e i familiari che li assistono. Arriva dagli Usa ed è frutto di una sperimentazione che in un anno e mezzo ha riguardato 1.800 pazienti tra i 50 e i 90 annidi età a cui era stata diagnosticata la malattia. Bene, a metà di loro è stato somministrato un placebo, all'altra metà un farmaco, il lecanemab, per via endovenosa ogni due settimane. Risultato? Nel 27 per cento dei casi la malattia ha subito una frenata. I risultati dello studio, pubblicati sul New England Journal of Medicine, sono stati accolti con favore dalla comunità scientifica.

 

 

Soprattutto perché «i dati presentati a San Francisco sembrano indicare che si è davvero di fronte al primo farmaco capace di rallentare l'evoluzione della malattia», ci spiega il professor Paolo Maria Rossini, direttore del Dipartimento di Neuroscienze e Neuroriabilitazione all'Irccs San Raffaele Roma. Certo, il percorso perché il farmaco possa essere utilizzato in Italia non è immediato. Dovrà infatti essere approvato prima dalla Food and Drug Administration degli Stati Uniti, poi dall'Agenzia europea Ema, infine dall'italiana Aifa, l'agenzia che si occupa del via libera dei nuovi medicinali.

 

 

Tuttavia, ci spiega Rossini, gli effetti di questa ricerca sembrano «tangibili», a fronte del fatto che «rispetto all'altro farmaco approvato a giugno dello scorso anno e che agisce sulla betamiloide, uno dei killer sospettati di essere all'origine di alcune forme di questa malattia, quest' ultimo avrebbe meno effetti collaterali». Certo, la malattia è diffusissima (in Italia ne soffre un milione di persone), e in attesa dell'approvazione che magari arriverà rinforzata, «questo è uno spiraglio nel buio totale fino ad oggi. Prima si comincia, più significativi saranno gli effetti meglio se la persona è ancora autonoma», spiega Rossini, il quale ricorda che l'Italia continua a lavorare sul «progetto Interceptor di Aifa e ministero della Salute per fornire al Ssn uno strumento di diagnosi precoce dell'Alzheimer».

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