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Infarto, a quali temperature schizza il rischio-morte: lo studio

giovedì 9 febbraio 2023

2' di lettura

Clima impazzito, lo diciamo - e lo tastiamo con mano - da tempo. Con disinvolutra si passa dal grande caldo al grande fretto. Circostanza che aumenta anche i fenomeni estremi, non solo in termini di temperature: temporali improvvisi, neve a bassissima quota, piogge intense oppure caldo e siccità. Ma questo clima clamorosamente ballerino ha anche delle conseguenze per la salute. Conseguenze negative.

Sulla rivista Circulation, Barrak Alahmad, del Department of Enviromental Health dell'Harvard School of Public Health di Boston (Usa), secondo quanto riporta il Messaggero, sono stati valutati gli effetti delle temperature estreme, sia calde sia fredde, sul sistema cardiovascolare, il tutto nell'ambito del Multi-Country Multi-City Collaborative Network. Si tratta dello studio più vasto mai condotto sugli effetti del clima sul cuore, ricerca che ha coinvolto ben 567 differenti città di 27 nazioni, tra le quali l'Italia, nei cinque continenti e in un lasso temporale che va dal 1979 al 2019.

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Lo studio ha analizzato 32 milioni di soggetti la mortalità cardiovascolare totale e quella per cause quali scompenso cardiaco ed aritmie. I dati sono stati messi in relazione ai valori di temperatura medi delle città, per comprendere se queste temperature, appunto, aumentino il rischio cardiovascolare. E la risposta, in sintesi, è positiva: il rischio aumenta.

Le temperature misurate oscillano dai meno 30° di Helsinki ai 44° di Kuwait City. Nella ricerca è stata presa in considerazione l'azione di altri fattori come l'umidità, l'inquinamento atmosferico ed altre cause che potessero inficiare i dati ottenuti. I giorni più caldi provocano 2,2 decessi in più ogni 1000 morti cardiovascolari, mentre quelli più freddi provocano addirittura un eccesso di mortalità di 9,1 soggetti ogni 1000. Più in particolare nei giorni più caldi si registra, rispetto agli altri giorni, un aumento del rischio di mortalità tra il 7% ed il 10% per ischemia cardiaca o cerebrale, e del 12% per lo scompenso cardiaco. 

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Nei giorni freddi, l'aumento di rischio per ischemia cardiaca o cerebrale sale del 32,5 per cento rispetto a quelli con temperatura normale. Le ragioni, secondo le conclusioni dello studio, sono da ricondurre al caldo eccessivo, che causa eccessiva sudorazione e quindi disidratazione, in particolare negli anziani, che percepiscono in modo minore lo stimolo della sete. E ancora, la vasodilatazione provocata dal caldo, riduce la pressione e questo fenomeno può anche essere acuito, con effetti più gravi, da farmaci come antianginosi, diuretici e infine gli ipotensivi.

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