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Bimbi e ragazzini, allarme-miopia: quanti hanno problemi alla vista (e cosa c'è dietro)

Claudia Osmetti
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Un futuro da quattrocchi. Premessa: qui nessuno fa della facile ironia, non foss’altro perché chi scrive è almeno un quarto di secolo (su meno di quarant’anni di vita) che campa con due belle lenti modello fondo di bottiglia davanti alle pupille e, per non farsi mancare niente, ha fatto l’en plein; astigmatismo e miopia in combinato, tutte e due assieme, con qualche diottria che si rosica a ogni passaggio biennale dall’oculista e tanti soldi spesi, ciclicamente, dall’ottico il quale, per noi ciechi-non-ciechi, è più di un amico di lunga data. Epperò adesso c’è il risvolto della medaglia: strizzatori di iride quando si tratta di mettere a fuoco il cartello in fondo alla strada (ma-quale-quello-vicino-all’ombra-bianca?), sappiate che non siamo soli.
Al contrario, siamo una (folta) compagnia. E presto il mondo sarà nostro, nel senso che siamo destinati a diventare sempre di più.

Fortunelli dallo sguardo da lince, i vostri giorni sono finiti. Stanno invece per arrivare i nostri, tant’è che i numeri, le statistiche, le previsioni, gli studi scientifici ci danno manforte: tra i più piccoli, bambini e adolescenti, uno su tre, ossia il 36%, è già miope; entro il 2050 i ragazzini “occhialuti” saranno la bellezza di 740 milioni (nel mondo) e sì, dalla fine del secolo scorso a oggi un aumento esponenziale come quello registrato dalla Sun Yat-Sen university di Canton, in Cina, non s’era proprio mai visto. Di certo, siamo onesti, non da noi che facciamo fatica a scorrere pure i sottotitoli del tigì di Mentana.

 

 

Non-stare-così-vicino-alla-tivù, ci dicevano negli anni Novanta. Spegni-quel-videogioco, ci ammonivano nei Duemila. Tutto-il-giorno-davanti-al-computer-non-ti-farà-male?, ci chiedevano dieci anni fa. E il risultato eccolo qui, noi popolo dei miopi siamo triplicati in appena trentatré anni (quelli del Cristo moderno, coi Rayban al posto della corona di spine), cioè dal 1999 al 2023, passando dall’essere il 24% dei giovani e giovanissimi a cavallo del secolo, al 25% della stessa platea negli anni Dieci del nuovo millennio, al 30% nel decennio 2011-19 e addirittura al 36% dalla pandemia in poi.

Pandemia che, tra l’altro, c’entra e mica di striscio: quei telefonini sempre accesi, la didattica a distanza (per i più piccini) e lo smartworking in salotto (per noi più grandicelli), il tempo all’aperto assottigliato se non del tutto negato, lo sport al parco sostituito con una partita alla play, il ritrovo in piazzetta riconvertito a chat virtuale su Whatsapp, dato che comunque non si poteva uscire nemmeno per sbaglio e c’era no l’auto certificazione per “preservare la vista”.

Il risultato (in parte) è questo qua. Intendiamoci, quattrocchi è bello. Non veniamo più bullizzati (e come potremmo, siamo così tanti); abbiamo talmente tanti modelli di occhiali tra cui scegliere (oramai ci sono anche i discount per le montature, le super offerte per lenti, la combo per avere i graduati da sole a un prezzo stracciato) che per i nostri genitori abituati al tartaruga della prima repubblica, stile Onassis per capirsi, è una fiera delle vanità; se vogliamo mimetizzarci con la sponda dei dieci decimi ci basta ricorrere a una lente a contatto che, volendo, è anche usa e getta e costa pochissimo; la tecnologia col laser oramai ha fatto passi da gigante e, parliamoci chiaro, chi di noi, a liceo o tra amici, al bar o mentre si scherza in ufficio, quando le cose si mettono maluccio, non usa l’arma difensiva per eccellenza: alt-non-si-picchiano-quelli-con-gli-occhiali?

Yahiun Chen, che ha firmato la ricerca della Sun Yat-Sen pubblicandola sulla rivista di settore British journal of ophthalmology, sostiene che nei prossimi 26 anni la quota globale della miopia tra i minorenni potrà arrivare anche a un buon (per modo di dire) 40%, che riguarderà soprattutto le donne (e te pareva...) e gli adolescenti, che già oggi è diffusa più tra gli adolescenti che vino in Asia orientale (il 35%) o nelle aree urbane (il 29%), nonchè tra le ragazze (il 34%) e chi ha un alto livello di istruzione (il 46%). Tutta colpa dei romanzi di Philip Roth letti in cameretta, la sera, con la sola luce dell’abat-jour, quando era ora di andare a dormire ma noi testardi come muli: vuoi vedere che aveva ragione nonna?

 

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