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Alzheimer, lo spray nasale che può cambiare la lotta alla malattia: ecco come funziona

domenica 1 dicembre 2024

2' di lettura

Un significativo passo avanti nella lotta all'Alzheimer potrebbe arrivare dai ricercatori dell’Università Cattolica-Policlinico Gemelli di Roma. Un team guidato da Claudio Grassi e Salvatore Fusco ha sperimentato con successo uno spray nasale capace di arrestare il declino cognitivo e i danni cerebrali in modelli animali affetti dalla malattia. La chiave del trattamento risiede in un farmaco innovativo che inibisce un enzima specifico, la S-aciltransferasi (o zDHHC), nel cervello. I risultati di questa ricerca, svolta in collaborazione con l’Università di Catania, sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista PNAS.

Gli studi hanno rilevato un dato significativo: nei cervelli di persone decedute con Alzheimer, l’enzima zDHHC era presente in quantità eccessive. Non solo: maggiore era la sua concentrazione, più severo risultava il deterioramento cognitivo durante la vita del paziente. Grazie a un finanziamento di 890mila euro dal ministero della Salute, ottenuto nell'ambito del bando Pnrr 2023, il gruppo di ricerca punta ora a sviluppare terapie ancora più mirate contro questo enzima.

Alla base dell’Alzheimer vi sono alterazioni patologiche di alcune proteine, in particolare la beta-amiloide, che si accumula nel cervello formando aggregati tossici. Questo processo è aggravato da una reazione biochimica chiamata S-palmitoilazione, in cui l’enzima zDHHC aggiunge un particolare tipo di grasso a molecole target. "In questo lavoro abbiamo dimostrato che, nelle prime fasi della malattia, si verifica un aumento dell’enzima zDHHC7, e che l’alterata S-palmitoilazione contribuisce all’accumulo di beta-amiloide", spiegano i ricercatori.

La correlazione tra zDHHC e gravità della malattia è stata ulteriormente confermata dalle analisi dei cervelli post-mortem. "I nostri dati dimostrano che nei cervelli di pazienti con Alzheimer vi sono elevati livelli di zDHHC7 e di S-palmitoilazione", osserva Francesca Natale, prima autrice dello studio. Inoltre, pazienti con minori livelli di questa reazione biochimica ottenevano punteggi migliori nei test cognitivi clinici.

Il punto è che lo spray nasale sperimentato contiene un composto noto come 2-bromopalmitato, che blocca l’azione degli enzimi zDHHC. Nei test su topi con Alzheimer, il trattamento ha mostrato risultati promettenti: ha fermato la neurodegenerazione, ridotto l'accumulo di beta-amiloide e prolungato la vita degli animali. Tuttavia, il percorso verso un trattamento per l’uomo richiede ulteriori sviluppi. "Ad oggi, non esistono farmaci in grado di inibire selettivamente l'enzima zDHHC7. Il 2-bromopalmitato non è sufficientemente preciso", rimarca Grassi. "Ma stiamo lavorando per testare nuove strategie terapeutiche che possano essere facilmente applicate agli esseri umani".

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