Negli Stati Uniti si registra un preoccupante aumento dei casi di tumore al seno di tipo lobulare, una forma di carcinoma tra le più difficili da individuare con i metodi diagnostici tradizionali. Secondo i dati diffusi dall’American Cancer Society, basati sulle rilevazioni dell’Istituto per i tumori Usa, tra il 2012 e il 2022 i casi di questa neoplasia sono cresciuti in media del 2,8% l’anno.
Un incremento che supera di gran lunga quello di tutte le altre forme di cancro alla mammella messe insieme, le quali hanno fatto segnare un aumento medio annuo dello 0,8%. Il carcinoma duttale, che resta il più comune e rappresenta oltre l’80% delle diagnosi, cresce infatti a un ritmo molto più contenuto. Il tumore lobulare, invece, costituisce circa il 10-12% del totale dei casi.
L’analisi evidenzia un aspetto particolarmente rilevante: il carcinoma lobulare invasivo, pur essendo considerato meno aggressivo rispetto ad altre forme, mostra una sopravvivenza più alta soltanto nei primi sette anni dalla diagnosi. Oltre i dieci anni, invece, le prospettive peggiorano rispetto a quelle delle pazienti con tumore duttale.
Questa forma di cancro nasce nei lobuli del seno, ovvero le ghiandole deputate alla produzione del latte materno. La sua crescita tende a essere più lenta, ma il tumore si manifesta spesso in entrambi i seni già nelle fasi iniziali. La diagnosi risulta complessa: mammografie ed ecografie non sempre riescono a rilevarlo in modo efficace, motivo per cui le donne considerate a rischio devono sottoporsi a esami più approfonditi come la risonanza magnetica.
Angela Jaquinto, autrice del rapporto, ha sottolineato “l'importanza di nuove ricerche per la diagnosi anticipata ed il trattamento della neoplasia lobulare, che ha in realtà percentuali di sopravvivenza, dopo i primi 7 anni dalla diagnosi, inferiori alle malate di cancro duttale”, conclude Jaquinto.