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ChatGpt, cosa non devi mai chiedere all'intelligenza artificiale

di Paola Natali martedì 23 dicembre 2025

2' di lettura

Oggi molte persone usano ChatGPT per scrivere testi, organizzare idee o risolvere problemi complessi. Ma fino a che punto possiamo considerarlo uno strumento sicuro? Gianluigi Ballarani, esperto di intelligenza artificiale e docente universitario, spiega come sfruttare al meglio l’AI senza rischiare di esporre informazioni personali, raccontando i limiti e le precauzioni da adottare.

Secondo Ballarani, ChatGPT e altre intelligenze artificiali sono strumenti potenti per pensare più rapidamente e chiaramente, testare idee, affinare testi e strutturare ragionamenti complessi. “È uno strumento molto efficace – spiega – a patto di ricordarsi che non è un diario segreto né un confidente personale”. Ballarani avverte che le conversazioni con l’AI non sono completamente private: possono essere registrate e, in determinate circostanze, lette da terzi. Recenti vicende internazionali lo confermano: negli Stati Uniti è in corso una causa per ottenere milioni di conversazioni di utenti in una disputa sul copyright, mentre in Svizzera cronologie di ChatGPT sono state utilizzate come prove in tribunale. Per usare l’AI in sicurezza, Ballarani suggerisce alcune regole pratiche: evitare di inserire dati personali o identificativi, formulare le domande in termini generali e concettuali e rivolgersi a professionisti reali per questioni delicate come diritto o salute.

“L’AI funziona molto meglio quando si parla di concetti, processi e strutture, e meno quando diventa un esercizio autobiografico”, spiega. Riguardo ai dati generati dagli utenti, Ballarani chiarisce che il valore non sta nelle singole informazioni, ma nei pattern che emergono nel tempo. Questi dati alimentano modelli più capaci di rispondere in modo pertinente e supportare decisioni complesse, ma non sono immateriali: risiedono su server e, in casi estremi, possono essere oggetto di richieste legali. Secondo Ballarani, il futuro delle AI sarà in ambienti chiusi, prima nelle aziende e poi sui dispositivi personali, dove documenti riservati e informazioni strategiche resteranno protetti. È in questa direzione che lavora AVATARAI.AI, sviluppando sistemi privati progettati per operare all’interno di perimetri controllati e, in futuro, anche sui telefoni degli utenti. “La chiave – conclude Ballarani – è usare ChatGPT con consapevolezza: parlare di idee e schemi accelera il pensiero; entrare nel territorio dei dati personali lascia tracce potenzialmente leggibili da altri. Il futuro dell’AI è quello che resta a casa”.

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gianluigi ballarani

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