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Carne "sostenibile", cosa sta per arrivare sui banconi italiani

di Attilio Barbieri lunedì 16 giugno 2025

3' di lettura

L’Italia si prepara a rivoluzionare il mercato della carne bovina con un’innovazione che la pone all’avanguardia in Europa: il nuovo “Standard per la zootecnia da carne sostenibile”, il primo sistema di certificazione pubblica del Vecchio Continente che garantisce la sostenibilità degli allevamenti bovini. A breve, sui banconi refrigerati dei supermercati italiani, apparirà la dicitura “Prodotto da allevamenti sostenibili” sulle etichette di vitellone, scottona e vitello a carne bianca. Un traguardo storico che certifica ufficialmente ciò che gli allevatori italiani sostengono da tempo: i nostri allevamenti sono già a un livello superiore rispetto al resto d’Europa.

Il disciplinare, approvato dalla Commissione europea e dal Ministero dell'Agricoltura, è il risultato di un percorso iniziato nel 2021 in Veneto, dove allevatori e istituzioni hanno collaborato per definire standard rigorosi di sostenibilità. La Regione Veneto, in partnership con Italia Zootecnica e il Consorzio Sigillo Italiano, ha guidato questo processo innovativo che ha coinvolto numerose riunioni tecniche e verifiche europee.

Dopo l’approvazione della Commissione europea, che ha pubblicato il disciplinare per tre mesi nel sito “Tris” in tutte le lingue dei Ventisette per eventuali osservazioni, il Ministero ha adottato definitivamente il sistema. Nei prossimi giorni verrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto attuativo che darà il via alle certificazioni su tutto il territorio nazionale. «Il lavoro che abbiamo fatto per il disciplinare “Allevamenti sostenibili” dei bovini da carne – spiega a Libero Giuliano Marchesin, direttore di Italia Zootecnica - l’abbiamo proposto anche ad altri settori quali i suini, le vacche da latte e le ovaiole per aumentare le produzioni che potranno fregiarsi del marchio di sostenibilità del Consorzio Sigillo Italiano».

Il nuovo sistema di certificazione non si limita agli aspetti ambientali, ma declina la sostenibilità in tutte le sue manifestazioni. Gli allevamenti dovranno rispettare criteri stringenti per la sostenibilità ambientale, sociale ed economica, controllati da organismi terzi e dall'Ispettorato centrale del Ministero dell'Agricoltura.

I requisiti principali per ottenere la certificazione di allevamento sostenibile sono rigorosi: almeno il 60% degli alimenti destinati ai bovini deve essere di origine italiana o europea, con la presenza di un tecnico alimentarista qualificato per la gestione delle razioni. Il benessere animale viene valutato attraverso sistemi riconosciuti come Classyfarm con punteggio minimo del 70%, mentre la biosicurezza deve raggiungere almeno il 55%. Sul fronte ambientale, è obbligatoria la coltivazione degli alimenti secondo tecniche a ridotto impatto (biologico, produzione integrata), la gestione responsabile dei reflui con interramento entro 12 ore, e una valutazione dell'impatto ambientale ogni tre anni con l’impegno al miglioramento continuo.

«L’obiettivo è dimostrare che tutti gli allevamenti italiani sono superiori al resto d'Europa, non solo a parole ma con i fatti», spiega Alessandro De Rocco, presidente di Italia Zootecnica. La certificazione rappresenta una risposta concreta a chi utilizza impropriamente il termine «allevamenti intensivi» per denigrare la zootecnia italiana, che si caratterizza invece per il sistema di «allevamento protetto».

Franco Martini, presidente del Consorzio Sigillo Italiano, sottolinea come la certificazione potrà utilizzare anche il marchio volontario del Consorzio, caratterizzato dalla fogliolina verde con la scritta “Allevamenti sostenibili”, che rende così immediatamente riconoscibile la qualità italiana nei punti vendita. Il sistema coinvolgerà i “capofiliera” distribuiti su tutto il territorio nazionale, una rete capillare di controllo e certificazione. Il disciplinare completo, insieme al piano dei controlli, sarà disponibile sul sito del Ministero dell'Agricoltura nella sezione “Sistema di qualità nazionale zootecnia” e permetterà così massima trasparenza e accessibilità alle informazioni.

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