Dario Rivolta, dieci anni a fianco di Berlusconi: "Pregi, difetti, manie. Ora vi racconto il Silvio segreto"
Democristiano, anti-politico, indeciso. Ma non un "dittatore", piuttosto un "padrone tout court". Ecco chi è Silvio Berlusconi secondo Dario Rivolta, ex deputato di Forza Italia, per dieci anni - dal 1984 - capo della segreteria del Cavaliere. Rivolta svela il Berlusconi segreto in un libro scritto con il corrispondente in Italia di Liberation, Eric Jozsef, "Il vero Berlusconi. L'uomo. L'imprenditore. Il politico" (ed. Cavinato, 304 pagine, 16 euro prezzo di copertina). Magistrati e comunisti - "Berlusconi non ha mai nemmeno affermato di essere socialista. E secondo me, nel segreto dell'urna, votava piuttosto Dc o Msi. Se dovessi definirlo lo avrei detto un conservatore". Di sicuro, scrive Rivolta "non ha mai avuto una cultura politica e quindi anche il vero concetto di democrazia gli è alieno". Rivolta, riporta la Stampa, ricostruisce gli anni della discesa in campo del Cavaliere con tanti particolari inediti. Per esempio ricorda che quando scoppiò lo scandalo Tangentopoli Berlusconi cercò di cavalcarlo "fin quando la prospettiva di una vittoria dei comunisti non cominciò a spaventarlo seriamente. I suoi media sostennero i magistrati". Ci furono anche "delle avances al Cavaliere dei comunisti. Qualcuno gli fece intendere che gli si sarebbero potute offrire garanzie sicure se egli avesse accettato di trasformare una delle sue reti in una tv filo Pci. Ma Silvio non si fidò. Anti-politica - Se Berlusconi si comportava da padrone "la sua giustificazione oggettiva era il forte sentimento di antipolitica che di fatto gli creava un alibi per sfuggire alle regole". Il Cavaliere poi "non è mai stato un decisionista", anzi, "rimanda le decisioni fino a quando diventano obbligatorie", "lui stesso vorrebbe vendersi come un soggetto forte mentre è un pauroso. Rifugge lo scontro, anche verbale". Manie - Qualche chicca? Odia i vestiti di colore marrone, è fissato per la piega dritta dei pantaloni, odia le mani sudate (come quelle di De Mita), non è capace di distinguere Lenin e Stalin da Marx.