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Informati, sensibili, innovatori: ecco gli imprenditori 'green'

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(AdnKronos) - Puntano su qualità e innovazione, sono informati e sensibili rispetto ai temi climatici, sociali e della tutela della natura e delle sue risorse. L'immagine dell'imprenditore indifferente alle questioni ambientali tramonta e prende il suo posto quella di un capo d'azienda che fa della green economy non solo una scelta imprenditoriale ma anche una filosofia in cui credere. Lo rileva l'indagine sugli orientamenti degli imprenditori della green economy condotta tra aprile e maggio 2014 dalla fondazione per lo Sviluppo Sostenibile in collaborazione con il Consiglio Nazionale per la Green Economy. La ricerca ha coinvolto 437 imprenditori che gestiscono imprese per un totale di 64.573 dipendenti e con un fatturato complessivo di 15 miliardi e 956 milioni. Un campione che comprende imprese di tutte le dimensioni, di tutta Italia e dei settori più rappresentativi della green economy: dall'agroalimentare di qualità ecologica al riciclo dei rifiuti, dalle rinnovabili all'efficienza energetica passando per i servizi per l'ambiente. Ed ecco i risultati più significativi emersi dal sondaggio. Rispetto al rapporto tra imprese e green economy, il 95% dichiara che un'impresa green deve produrre con processi di elevata qualità; il 94% dichiara che un'impresa tradizionale può avviarsi verso la green economy se realizza un serio programma di interventi e di investimenti finalizzati a raggiungere un'elevata qualità ecologica del processo produttivo, dei beni e dei servizi prodotti; per il 97% sono fondamentali i valori e la visione di chi guida un'impresa green. Sulla visione dell'economia, per il 94% degli imprenditori intervistati la finalità dell'economia deve essere quella di assicurare un benessere duraturo e inclusivo; per il 98% l'economia deve puntare sul risparmio e sull'uso efficiente dell'energia e delle risorse naturali; per il 95% tra le finalità dell'economia dovrebbero esserci conservare il capitale naturale e assicurare servizi ecosistemici per avere un futuro. Rispetto alla crisi economica, il 92% afferma che la crisi è profonda e sollecita cambiamenti perché le vecchie strade non sono più sufficienti per riaprire prospettive durature di sviluppo; per il 97% la crisi è aggravata da sprechi nella spesa pubblica, corruzione e inefficienza della politica; per il 90% innovare, differenziare, convertire produzioni e consumi in direzione green potrebbe contribuire in modo significativo ad alimentare la ripresa economica, con nuovi investimenti e nuova occupazione; l'Italia può uscire meglio dalla lunga recessione se trova la capacità di valorizzare la sua vocazione alla qualità e alla bellezza, secondo il 94% degli intervistati. Per il 92% degli imprenditori la crisi climatica è un'emergenza globale e richiede drastici tagli delle emissioni di gas di serra, una rivoluzione energetica basata sul risparmio, l'efficienza e le fonti rinnovabili; il 99% dichiara che occorre risparmiare e usare in modo più efficiente le risorse e i materiali, ridurre la produzione di rifiuti, migliorare e aumentare la durata e la riutilizzabilità dei prodotti, massimizzando il riciclo, valorizzando il recupero e puntando a ridurre al minimo lo smaltimento; per ridurre i rischi di dissesto idrogeologico, di frane e alluvioni occorre gestire meglio, tutelare e fermare il consumo di nuovo territorio, utilizzando aree già urbanizzate, bonificando e recuperando siti contaminati (98%). Per il 94% la trasparenza e la correttezza nei confronti dei clienti e dei cittadini sono comportamenti etici che hanno anche ricadute economiche positive; il 97% dichiara che il personale, ai vari livelli, va attivamente e consapevolmente coinvolto negli obiettivi aziendali ma anche nelle azioni di responsabilità sociale. Tra gli obiettivi e gli orientamenti d'impresa è importante, per il 95%, essere in regola con tutte le normative in tutti i settori, con particolare attenzione a quella ambientale; innovare, differenziare e migliorare la qualità ecologica dei prodotti (96%); minimizzare o eliminare gli impatti ambientali dei processi produttivi per prevenire danni alla salute e all'ambiente (97%); creare un ambiente attrattivo per i migliori talenti e per favorire un lavoro creativo e responsabile (96%); realizzare un'attività che sia duratura nel tempo, che generi utili, ma che sia anche utile e apprezzata dalla comunità (97%). Per quel che riguarda le iniziative per il futuro delle imprese green per il 94% degli intervistati è necessario promuovere l'ecoinnovazione degli impianti, dei processi, dei beni e dei servizi. Tra le priorità per le politiche pubbliche è necessario definire norme più semplici e più incisive, più tempestive, più chiare e stabili per il 97% degli intervistati; attuare una decisa lotta alla corruzione e alla criminalità (98%); valorizzare i potenziali di una green economy italiana basata sulle vocazioni dei nostri territori, della nostra manifattura, sulle nostre risorse culturali e naturali, di qualità e di bellezza (97%). Altri dati interessanti: all'affermazione “un'impresa green può avere oggi maggiori possibilità di successo di mercato”, c'è un consenso alto fra gli imprenditori che gestiscono imprese green di grandi dimensioni (fra abbastanza d'accordo e molto d'accordo - superiore all'80%), mentre è più basso tra le micro, piccole e medie imprese. All'affermazione “La finanza deve essere più controllata e l'impiego del risparmio deve restare più ancorato agli investimenti locali” l'accordo è più elevato fra gli imprenditori delle micro-imprese, più legate alla dimensione locale (82%), meno elevato fra quelli delle grandi imprese. L'affermazione “Valorizzare le certificazioni ambientali di prodotto e di organizzazione“ incontra un vasto consenso fra tutti gli imprenditori della green economy, ma con una significativa differenza fra l'altissimo consenso di quelli delle grandi imprese (95%) e quello meno elevato delle microimprese (76%).

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