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Legambiente, cambio al vertice

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Roma, 17 mar. (AdnKronos) - Cambio al vertice per Legambiente. Durante l'assemblea dei delegati, riunita stamattina nella sede romana dell'associazione in via Salaria, è stato rinnovato il gruppo dirigente del cigno: Stefano Ciafani è il nuovo presidente nazionale e lascia il ruolo di direttore generale, affidato a Giorgio Zampetti, finora responsabile scientifico di Legambiente. Vanessa Pallucchi, responsabile Scuola, diventa vice presidente; Serena Carpentieri, finora responsabile Campagne, vice direttore. Confermati Edoardo Zanchini vice presidente e Nunzio Cirino Groccia amministratore. Direttore generale dell'associazione dal 2015, ingegnere ambientale, 46 anni, romano (anzi "trasteverino", ci tiene a sottolineare lui), la nomina di Stefano Ciafani su proposta della segreteria nazionale, arriva dopo le dimissioni di Rossella Muroni del 18 dicembre scorso, oggi deputata di LeU. "Lavoreremo, insieme con un'alleanza vasta di associazioni, cittadini e imprese, per chiedere al prossimo governo e al prossimo parlamento di fare di più e meglio", dice all'AdnKronos il neo presidente. Ciafani assume il ruolo più politico dell'associazione e punta a fare rete ("perché da soli non si va da nessuna parte") per incassare quelle riforme rimaste appese al termine della scorsa legislatura. E per farlo guarda a possibili 'maggioranze trasversali' alla Camera e al Senato. "Sul prossimo governo è complicato capire cosa accadrà, ma per il parlamento un'idea ce l'abbiamo già e ci potrebbero essere i margini per costruire maggioranze trasversali, sia alla Camera che al Senato, per approvare disegni di legge di iniziativa parlamentare in materia ambientale come e più di quanto fatto nell'ultima legislatura". Durante la quale sono state approvate leggi importanti (ecoreati, agenzie ambientali, piccoli comuni, spreco alimentate, cotton fioc e microplastiche). Ma restano le riforme incompiute su consumo di suolo, le semplificazioni per gli abbattimenti di abusi edilizi, i delitti contro fauna protetta. Legambiente, continua Ciafani, continuerà a lavorare su due fronti: da una parte l'ambientalismo scientifico con la lotta a inquinamenti vecchi e nuovi, dallo smog agli Pfas; dall'altra, l'ambientalismo sociale, "quello che si occupa delle disuguaglianze e degli esclusi. Perché sono cittadini del nostro Paese tutti coloro che si prendono cura dei nostri territori, a prescindere dal passaporto", sottolinea ricordando le esperienze di integrazione portate avanti dall'associazione in questi anni, attraverso il coinvolgimento dei migranti in attività ambientali e nelle scuole. "Continueremo a fare il 'lavoro degli elettricisti' - aggiunge - cercando di connettere tutti i 'cavi' che ci sono in giro per il Paese, cittadini, associazioni, istituzioni locali e imprese, in una Smart grid attraverso la quale l'energia sana che circola in alcuni territori attraversi tutta l'Italia, da Pordenone a Lampedusa. Un lavoro di tessitura che continueremo a fare con il massimo della curiosità e dell'inclusione". Sguardo rivolto al futuro, ma anche al suo passato all'interno di Legambiente, una storia di cui Ciafani è orgoglioso, iniziata il 10 gennaio del 1998 con il servizio civile. "Questa elezione è il compimento di un percorso partito 20 anni fa facendo fotocopie e fax da obiettore di coscienza. Oggi, ai vertici dell'associazione, tutti abbiamo iniziato così. Mi piace ricordarlo ai ragazzi che iniziano a lavorare in Legambiente perché non è facile trovare in Italia una realtà in cui si riesce a fare un percorso di crescita partendo dal ruolo base". Stefano Ciafani è stato componente del gruppo di lavoro Mafie e Ambiente degli Stati generali della lotta alla criminalità organizzati nel 2017 dal ministero della Giustizia; consulente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti della XIV legislatura; membro del Comitato di indirizzo sulla gestione dei Raee presso il ministero dell'Ambiente e del Comitato direttivo di Chimica Verde Bionet. Autore di numerose pubblicazioni di Legambiente. Oggi è anche membro del Comitato scientifico di Ecomondo e dell'Osservatorio per l'analisi normativa dell'Arma dei Carabinieri. Il nuovo direttore generale che subentra a Ciafani, Giorgio Zampetti, entra in Legambiente nel 1998 come volontario, poi responsabile nei campi di volontariato e dal 2005 nell'ufficio scientifico nazionale. Geologo, dal 2012 è responsabile scientifico e dal 2015 è coordinatore del Comitato Scientifico di Legambiente. "Tre gli aspetti prioritari che metterò al centro del mio lavoro - dice Zampetti - fiducia, che vivo come forte senso di responsabilità personale; cura delle relazioni e della rete associativa; utilità, continuando a interrogarci come essere sempre utili al Paese". Un ruolo, quello di direttore generale, "di grande responsabilità in un momento importante per l'associazione e che assumo portando con me il mio passato in Legambiente, la mia formazione scientifica e l'esperienza dei campi di volontariato con cui ho iniziato la mia avventura e nei quali ho scoperto la capacità di questa associazione di rimboccarsi le maniche". Il nuovo vertice di Legambiente resterà in carica fino al termine del mandato congressuale che scade a dicembre 2019, quando il congresso rinnoverà i gruppi dirigenti dei circoli locali, dei comitati regionali e i vertici nazionali.

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