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Elezioni 2018, l'unica maggioranza possibile è M5s-Lega. Lo scenario che Mattarella cercherà di evitare

Giulio Bucchi
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Pochi, chiari verdetti dalle elezioni del 4 marzo: Movimento 5 Stelle primo partito, centrodestra prima coalizione con Lega di Matteo Salvini davanti a Forza Italia, il Pd per la prima volta sotto il 20% e praticamente disintegrato. E soprattutto: nessuna maggioranza all'orizzonte, nessun governo plausibile. A meno di clamorosi ribaltoni post-voto, con coalizioni che si disintegrano dando vita a nuove geometrie politiche.  Leggi anche: Il nuovo Parlamento, seggio per seggio È da qui che dovrà partire il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per sciogliere il primo nodo della nuova legislatura. A chi affidare l'incarico esplorativo di governo? Al momento, sono solo due i nomi possibili: Luigi Di Maio, capo e candidato premier del primo partito, e Matteo Salvini, che in base agli accordi interni nel centrodestra, essendo il candidato del primo partito della coalizione, rappresenterà tutti gli alleati. In entrambi i casi, le incognite sono tante: Di Maio difficilmente farà offerte agli altri partiti, si limiterà a presentare un programma "per chi ci sta". Il Pd e Liberi e Uguali dovrebbero piegarsi a essere assai scomode stampelle per i grillini, che a loro volta potrebbero veder compromessa da alleati imprevisti la loro prima avventura di governo. Salvini, a sua volta, per governare dovrebbe cercare voti al centro, sfondando conti alla mano addirittura a sinistra con fantasiose opzioni tecniche di una astensione Pd. Leggi anche: "Un governo di centrodestra, con il Pd...", la bomba in diretta Scartata l'ipotesi del Renzusconi (le larghe intese Pd-Forza Italia non portano a nulla, ecco la rivoluzione aritmetica dell'urna), restano tre strade. 1) L'impasse politica, con Mattarella che proverebbe a mettere in piedi un governo del presidente (ma anche qui i numeri sarebbero risicatissimi) per una agenda limitata e un tempo ancora più breve (qualche mese? un anno? Il tempo della legge elettorale?). Se l'esecutivo simil-tecnico non andasse in porto, voto subito, entro l'estate, con lo stesso scenario balcanico attuale. 2) Seconda via: un governo politico, impensabile e per certi versi suggestivo. La strada sovranista-populista del tandem M5s-Lega, che su temi portanti come l'economia e l'immigrazione non la pensano però nello stesso modo (eufemismo) e che potrebbe bruciare sul nascere le ambizioni dei loro due giovani leader. 3) Terza opzione, paradossale: Mattarella, che avrebbe voluto confermare Paolo Gentiloni ma che si è visto crollare il castello di carta per colpa del tracollo Pd, potrebbe fare di tutto per tenere lontane le due forze euro-scettiche M5s-Lega (che hanno raccolto oltre il 50% dei voti...), senza però forzare la mano e favorendo la nascita di quel governo di centrodestra di cui sopra. Con Salvini premier, o magari no, contando sulla presenza di qualche decina di "responsabili" di ogni colore che vorrebbero far vivere questa legislatura qualche mese. Impossibile? Si diceva così anche nel 2013, l'avventura temporanea è durata 5 anni.  di Claudio Brigliadori  @Piadinamilanese

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