Gigi D'Alessio e la scorta abusiva, la deposizione del cantante: "Non sapevo che fosse illegale"
Gigi D'Alessio ha ammesso tutto: l'auto civetta della polizia non solo lo scortò, ma lo fece salire a bordo per velocizzare i tempi. I fatti risalgono alla sera dell'11 dicembre 2013, quando il cantante si trovava a Napoli per presentare il suo nuovo cd. A scortarlo doveva essere una macchina della polizia ma il personale in servizio, come hanno poi appurato le indagini, aveva detto alla centrale di essere impegnato in un'operazione anti rapina, e aveva poi organizzato il servizio per D'Alessio autonomamente. L'inganno - Ora, nei verbali depositati dal procuratore Antimafia Luigi Gandolfi, si legge la deposizione del cantante sui fatti. D'Alessio ha ammesso di essere salito sull'auto, ma ha sempre ribadito: "Non sapevo che fosse illegale". Inoltre, nella dichiarazione, D'Alessio ricorda i fatti di quella sera: "La sera dell'11 dicembre del 2013, io e il mio manager alloggiavamo presso l'hotel Vesuvio, in via Partenope, a Napoli. Albano arrivò con un'Alfa 156 assieme ad un suo collega e ci informò che non saremmo mai riusciti ad arrivare in tempo se ci avessero fatto da staffetta anticipando la nostra auto nel traffico, come facevano di solito, quindi ci disse che dovevamo salire in macchina con loro". Peccato che, in quelle ore, la vettura risultava impegnata in un servizio a Marcianise. "Conoscevo Alessandro Albano da tempo, sapevo che era un poliziotto e non avevo motivi per diffidare di lui", ha spiegato il cantante a sua difesa. Intanto i poliziotti coinvolti sono in carcere, e su di loro pende anche l'accusa di avere stretto affari con il clan camorristico Belforte.