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Sky-Mediaset, una voce atomica: ecco come vedrete il calcio in tv

Andrea Tempestini
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"A furia di rinviare il matrimonio presto ci sarà un funerale". Questa la battuta con cui, secondo il Fatto Quotidiano, gli analisti sintetizzano il burrascoso rapporto tra Mediaset e Sky Italia. Di clamorose fusioni, dopo la guerra iniziata per la Champions League e proseguita su più fronti, se ne parla da tempo. E ora, la voce, torna a rimbalzare con insistenza. Si parla di 1 miliardo e 100 milioni di euro, quello che potrebbe convincere i Berlusconi, Silvio e Pier Silvio, a vendere Premium. Peccato però che per Mediaset 1 miliardo "e spicci" sia troppo poco, mentre per Rupert Murdoch sia troppo e basta. In tutto ciò, sempre secondo il Fatto, Mediobanca avrebbe già deciso: l'accordo s'ha da fare, tanto che qualche tempo fa aveva ottenuto un "mandato esplorativo" per reperire azionisti a Premium. A spingere verso l'accordo sono i passivi: né il Cav né Murdoch, ad oggi, guadagnano, e Sky Italia è il meno redditizio dei canali dell'impero satellitare costruito da Murdoch. Per Premium, invece, i 630 milioni di euro sborsati per la Champions non hanno dato la spinta attesa: gli abbonati crescono, ma non a sufficienza. Al contrario Sky perde utenti, ma non si può parlare di valanga (i numeri ufficiali verranno diffusi venerdì). E ancora, sul fronte Mediaset, il lavoro di Pier Silvio e di Yves Confalonieri ha sì rilanciato con forza la piattaforma a pagamento, che però ancora non è in grado di garantire la prosperità a "mamma" Mediaset (si pensi, per esempio, al fatto che in un semestre il titolo del Biscione a Piazza Affari è calato da 4,8 euro a 3,1 euro). Per concludere il discorso, Sky, grazie al lavoro di Andrea Zappia, ha molto diversificato il ricavo puntando anche su frequenze non satellitari (si pensi ad Mtv e LaEffe): il satellite resta sì il core business, ma non è più in grado di polverizzare il Biscione. Insomma, la situazione che sembra essersi cristallizzata è quella di uno stallo, nel quale nessuno dei due concorrenti pare in grado né di monetizzare in modo soddisfacente né di cannibalizzare il competitor. L'ipotesi di una fusione, e di una conseguente creazione di una solida posizione monopolista, non può essere dunque esclusa dai radar, né dell'una né dell'altra sponda. Nel frattempo, però, continuano le schermaglie. Ma molti insider sono pronti a scommettere su un matrimonio, prossimo e venturo, destinato a rivoluzionare la televisione in Italia (e, soprattutto, chi in tv si gode il calcio di Serie A e Champions League).

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