Che tempo che fa, lo sfogo di Fabio Fazio: "Ecco perché l'anno scorso mi attaccavano"
"È stato un anno difficile". Fabio Fazio si appresta a ripartire con Che tempo che fa. Il programma, dopo 2 anni su Rai 1, va in onda su Raidue. Si apre una nuova fase dopo una stagione complessa, caratterizzata anche dagli oltre "100 attacchi" portati da Matteo Salvini. "Insulti per strada? Solo uno, il miracolo è quello. Ho una vita normalissima, i figli a scuola, al lavoro in bicicletta... C'è stata una sensazione di grande simpatia da parte del paese reale. Senza fare speculazioni noiose, ho imparato molto in quest'ultimo anno. Sono in Rai da 36 anni, è stata una bella lezione", dice Fazio a Circo Massimo su Radio Capital. Nell'ultima stagione, dice Fazio, è stato possibile scoprire "quelli che non ti sono più amici, quelli che fanno finta di non averti visto". "Il mio problema era fare bene il programma e fare ascolto - afferma -, è stato un anno difficile. Rai 1 ha fatto una media di quasi 4 milioni di persone con un programma di parola per quasi 3 ore e mezzo, che costava un terzo di qualunque fiction". Il problema, semmai, era una linea politica a senso unico. Ma tant'è. Ora su Raidue, riprende, "esco dalla logica di dover vincere la serata, posso tornare a fare un programma che spero produca sorprese. Ci vuole del tempo per far sapere che siamo su un'altra rete, la domenica poi è la giornata peggiore vista la concorrenza. Se arrivassimo alla fine dell'anno all'8% di media sarei molto felice". Leggi anche: Che tempo che fa, la maratona di Fabio Fazio "Una discussione che mi ha coinvolto enormemente e soprendentemente è stata quella sul denaro. Il tema vero era la discussione sulla tv pubblica e sul fatto che debba stare o meno sul mercato. Il denaro ormai inizia a misurare il privilegio e non il merito. D'altra parte, è come se si chiedesse ad una squadra di Formula 1 di far guadagnare molto meno ad un pilota che cerca di vincere una gara", dice ancora. "Io sono molto amico della Francia, sono una spia... -ironizza facendo riferimento all'intervista al presidente francese Emmanuel Macron-. Penso che il settore pubblico debba sempre rappresentare l'eccellenza e in un sistema di mercato l'eccellenza deve essere pagata come gli altri. Il tema non è quanto costa l'eccellenza, è quanto fa guadagnare". "Io guadagno molto e so qual è il valore del denaro, so bene cosa vuol dire la vita vera. Io pago le tasse restituendo fino all'ultima lira secondo il metodo concepito dalla società di oggi. Non capisco perché non pagare le tasse non debba essere considerato come una rapina in banca, persino peggio. Non c'è un giornale che si sia chiesto quanto ha fatto guadagnare il programma... È curioso...", afferma ancora. La chiusura con il tradizionale 'in bocca al lupo': "Grazie, viva il lupo. Avendone affrontati parecchi quest'anno, un lupo solo non mi fa paura".