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Crozza contestato crolla:voleva fuggire dal palcoLa rabbia nei camerini

di Andrea Tempestini sabato 16 febbraio 2013

Sanremo, contestazione a Crozza

3' di lettura

  La saliva che non c'è più. Gli occhi sbarrati, il viso contratto in un'espressione di sconcerto, rabbia e un pizzico di disperazione. La tentazione di andarsene, di lasciar perdere. Un calvario, per Maurizio Crozza, sul palco dell'Ariston (guarda il video). Voleva andarsene sì, non è soltanto una sensazione. Se non ha troncato sul nascere la "copertina" del Festival di Sanremo è stato soltanto per l'intervento di Fabio Fazio, il "paciere", il democristiano del piccolo schermo che - bisogna ammetterlo - con perizia e sensibilità è riuscito a mantenere il controllo della situazione. I fischi, i "buu", i "basta con la politica", il "pirla" avevano mandato in tilt Crozza. Era evidente, era sotto gli occhi di tutti, almeno di quella mezza Italia che lo ha guardato. Era in diretta su Rai1. Il colpo di spada - Secondo i rumors trapelati dai camerini dell'Ariston, Crozza dopo la performance contestata è apparso avvilito, triste, provato. Non se lo aspettava. Immaginava che il pubblico aspettasse prima di applaudire o fischiare il suo monologo. Crozza attacca sempre tutti, destra, sinistra e centro. Ma nel Festival più politico degli ultimi anni, in un Sanremo da record per il numero di polemiche preventive, quell'apertura del comico ligure con l'imitazione di un Cavaliere spregiudicato e che afferma "voglio rovinare il Paese" è stata un pugno nello stomaco. Un colpo di spada, non di fioretto. Sì, è vero, poi sarebbero arrivate anche le imitazioni necessarie per riequilibrare la par-condicio. Sì, è vero, tutti lo sapevano e lo immaginavano. Ma è altrettanto vero che, considerando le premesse, Crozza non poteva non attendersi il dissenso. E il dissenso, puntuale e superiore alle attese, è arrivato. Il crollo - Crozza voleva troncare la performance. Se Fazio non l'avesse fermato se ne sarebbe andato. Il buon Fazio, tra abbracci e pacche sulle spalle, al termine del monologo ha cercato di sminuire il tutto: "Si tratta sempre di quelle due, tre persone". Peccato che i contestatori incalliti - presenti anche con Celentano lo scorso anno - secondo chi era in platea erano molti di più. Un gruppo di venti persone che la politica al Festiva di Sanremo (costo del biglietto in platea: 168 euro, ndr) non la vuole davvero. I contestatori sono stati allontati dalle forze dell'ordine. Troppo? Probabilmente sì, ma questo è un altro discorso. Il punto è il crollo di Crozza. In tilt sul palco, balbettante nelle repliche al pubblico, scosso dai tic, poi livido e sconsolato nei camerini. Dopo la contestazione, la sua esibizione ha deluso le attese: le imitazioni, di solito vicine all'eccellenza, erano fuori giri, le voci imprecise, i tempi sbagliati. La faccia del comico diceva tutto. Da chi pur legittimamente vuole sfidare la politica in campagna elettorale, da chi vuole farlo in diretta su Rai1 e rivolgendosi al teatro dell'Ariston, ci si aspetta di più. Un comico, un animale da palco, non può non reggere la contestazione. Non può perdere la saliva, pensare di andarsene e steccare i personaggi. Martedì sera, sul palco dell'Ariston, abbiamo assistito al crollo di Crozza.  

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