Il caso

Non è l'arena sospeso, Giletti contro La7: "A chi sto pensando..."

La7 sospende Non è l'arena, che da domenica prossima non andrà più in onda, e Massimo Giletti si sfoga chiamando pesantemente in causa la rete di proprietà di Urbano Cairo. "Prendo atto della decisione di La7. In questo momento, l'unico mio pensiero va alle 35 persone che lavorano con me da anni e che da un giorno all'altro - senza alcun preavviso - vengono lasciate per strada". In uno scarno e stringatissimo comunicato, La7 non precisava il motivo della decisione e definiva Giletti "a disposizione della rete". La sospensione però sembra la classica goccia che fa traboccare il vaso e i rapporti tra il conduttore, arrivato a La7 nel 2017 dopo la fine tribolata della sua storia in Rai e i vertici della rete sembrano piuttosto compromessi. Difficile, se non impossibile, ricucire in tempi brevi, anche alla luce di quanto filtrato nelle ultime settimane.

Si erano infatti fatte sempre più insistenti le voci sul possibile ritorno di Giletti proprio alla Rai, per condurre un programma dalla prossima stagione giovedì sera oppure in sostituzione, secondo i beninformati, di Fabio Fazio e Che tempo che fa sempre alla domenica sera, salvo una breve e poco fortunata esperienza al mercoledì sera. E secondo le indiscrezioni che filtrano da La7, sarebbero stati proprio i contatti avuti con la tv pubblica a indispettire Cairo, che per questo avrebbe deciso di mettere in panchina uno dei suoi assi, di sicuro tra i volti più riconoscibili della rete. Si tratterebbe, insomma, di aver anticipato l'addio solo di qualche mese. Di certo, però, se così fosse sarebbe una rottura unilaterale che ha colto di sorpresa lo stesso Giletti e il suo staff. 

Altre indiscrezioni riferiscono di "problemi in relazione ai costi e alla raccolta pubblicitaria della trasmissione". Resta una certezza: il ritorno di Giletti in Rai è tra gli obiettivi di rinnovamento di viale Mazzini portato avanti dal governo di centrodestra, dopo che il giornalista era stato fatto fuori dalla tv pubblica denunciando tra le righe una epurazione a opera dell'allora governo di centrosinistra.