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Sandra Milo, il miracolo (riconosciuto dalla Chiesa) della figlia nata morta e tornata in vita

Sandra Milo

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Tanti i drammi vissuti da Sandra Milo nell'arco della sua vita. Ma uno con lieto fine. La figlia Azzurra, che sembrava morta alla nascita, grazie a un miracolo riconosciuto dalla Chiesa cattolica durante il processo di canonizzazione di Maria Pia Mastena, è tornata in vita. "Mia figlia Azzurra è nata di sette mesi. Nasce viva, e muore subito", confessò l'attrice a Il Corriere della Sera.

"La dichiarano morta. Chiudono questa creatura piccolissima in una copertina, lo ricordo bene. Dopodiché arriva una suora, suor Costantina che chiede al professore di darle la bambina, lui la caccia, lei rimane, finché il professore non gliela dà. In una stanza, suor Costantina pratica la respirazione bocca a bocca, il massaggio cardiaco. E prega. Prega Madre Maria Pia Mastena. Prega, prega, senonché la bambina ha un sussulto, piange".

 

 

"Azzurra sta tre mesi in ospedale", ricordò l'attrice. "Io me la vado a vedere ogni giorno: piccolissima laggiù, nell’incubatrice. Passati tre mesi non ce la faccio più, urlo ai dottori che me la devono dare. Pesava un chilo e sette. Un dottore buono capisce che sì, toccava a me. Me la danno. Per un anno non mi sono mai separata da lei. Nel tempo l’ho osservata, avevo paura che non camminasse, che qualcosa in lei non andasse. Suor Costantina mi dice: 'Tranquilla, il miracolo Dio te lo ha fatto per intero'".

 

 

C'è poi un episodio violento vissuto da Sandra Milo. Nel 1981 è stata vittima di un abuso da parte di un capotreno. L'attrice lo raccontò per la prima volta in una intervista a DiPiù: era su un treno e stava andando da Roma a Torino per recitare nella "Casa di bambola" di Ibsen. Durante il viaggio Sandra Milo si addormentò ma ad un certo punto si trovò sopra di lei l'aggressore in una carrozza completamente deserta: "Ho sentito un peso enorme che mi schiacciava il viso: ho aperto gli occhi e mi sono accorta con terrore che era la mano di un uomo premuta sulla mia bocca. Ho sentito l'altra mano di quell'uomo alzarmi il vestito e poi torcermi un braccio, per immobilizzarmi. Mi ha strappato il vestito e ha messo le sue ginocchia tra le mie gambe, per costringermi ad aprirle. Con quella mano premuta sul viso non potevo gridare: ho cercato di divincolarmi, ma quell'uomo mi ha picchiato, con ferocia. Il naso e la bocca hanno cominciato a sanguinarmi, mentre lui faceva tutto quello che voleva: mi usava, mi trattava come una cosa. Una sensazione orrenda".

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