Un secco "no"

All'Eurovision non vogliono la canzone di Israele: "Troppo politica". Solo scuse...

Mauro Zanon

October Rain, la canzone sui massacri islamisti di Hamas del 7 ottobre che la concorrente israeliana dell’Eurovision, Eden Golan, vorrebbe cantare sul palcoscenico di Malmö, in Svezia, dal 7 all’11 maggio, potrebbe essere respinta in quanto «troppo politica». Alcune fonti dell’Unione europea di radiodiffusione (Uer), ossia dell’ente che organizza l’Eurovision Song Contest, hanno detto alla testata israeliana Ynetnews che il brano, per il suo messaggio politico, potrebbe non essere accettato.

October Rain, non ancora resa pubblica, dovrebbe essere rivelata ufficialmente durante una trasmissione televisiva israeliana all’inizio di marzo. Per ora si sa che il tema della canzone sono i fatti del 7 ottobre, quando Hamas ha lanciato la sua offensiva terroristica contro lo Stato ebraico, e che sarà quasi tutta in inglese, con solo due versi in ebraico. Un portavoce di Kan, il canale televisivo pubblico israeliano, ha riferito al Times of Israel che l’emittente «è coinvolta nel dialogo con l’Uer riguardo alla canzone che rappresenterà Israele all’Eurovision».

SCADENZA 11 MARZO
Ma il tentativo di convincere gli organizzatori ad accettare October Rain potrebbe non produrre i suoi frutti. Ynetnews ha riferito che il ritardo nella pubblicazione della canzone è dovuto alla richiesta dell’Uer di rivedere e approvare in anticipo il testo della canzone, per garantire che non contenga messaggi politici. Fonti vicine al dossier hanno detto alla testata israeliana che tale richiesta non è insolita, dato che nel regolamento dell’Eurovision esiste da diversi anni una clausola che vieta i messaggi politici. 

Rispondendo alle sollecitazioni di Ynetnews, l’Uer ha dichiarato: «Stiamo attualmente esaminando con attenzione il testo della canzone, una procedura confidenziale tra l’Uer e l’Israeli Public Broadcasting Corporation, fino alla decisione finale. Tutte le emittenti hanno tempo fino all’11 marzo per presentare ufficialmente le loro canzoni. Se una canzone non soddisfa i criteri per qualsiasi motivo, l’ente ha la possibilità di presentare una nuova canzone o un nuovo testo, secondo le regole del concorso». Secondo quanto riportato da Ynetnews, l’Israeli Public Broadcasting Corporation non ha alcuna intenzione di rivedere la sua posizione, anche in caso di bocciatura da parte dell’Uer: il testo non verrà cambiato di una virgola, a costo di non far partecipare Israele all’Eurovision.

Insomma, si preannuncia come una delle edizioni più tormentate della storia, sullo sfondo di petizioni e contro-petizioni firmate da numerosi artisti, in particolare dal Nord Europa, che spiegano perché Israele dovrebbe (o non dovrebbe) partecipare al prossimo Eurovision. Gli stessi fan della manifestazione canora sono divisi in due fazioni.

La prima fazione sottolinea che le regole dell’Eurovision Song Contest vietano espressamente i contenuti politici: motivo per cui la canzone I Don’t Want to Put In (un chiaro riferimento a Putin), presentata dalla Georgia all’Eurovision 2009, è stata bandita, cosi come, più recentemente, è stata vietata quella proposta dalla Bielorussia nel 2021 (Pesnya pro zaytsev, Song about hares, una canzone contro gli oppositori del presidente Aleksandr Lukashenka), prima che il paese fosse escluso dal concorso.

La seconda fazione, invece, sottolinea che nel passato sono stati ammessi contenuti politici, ci sono state delle deroghe alle regole dell’Eurovision. 1944, il brano del 2016 dell’Ucraina, ad esempio, raccontava la deportazione forzata dei tatari di Crimea sotto Josef Stalin.

NUMEROSE ECCEZIONI
Il fatto che Jamala, la cantante, abbia scelto di cantarla negli anni successivi all’invasione della Crimea da parte della Russia di Putin ha conferito alla canzone un chiaro sapore politico. E poi, soprattutto, c’è il testo: «Quando arrivano gli stranieri, vengono a casa tua, ti uccidono tutti e dicono: “Non siamo colpevoli”». Jamala ha sempre sostenuto che la canzone fosse «personale» e non politica, per scrollarsi di dosso le accuse, anche se il titolo 1944 faceva riferimento a eventi e atrocità molto specifici.

Le fu permesso di gareggiare e finì per vincere l’edizione 2016. Anche Eden Golan, 20 anni, ha origini ucraine e ha la cittadinanza russa. Nata a Kfar Sava, in Israele, nel 2003, ha trascorso la sua infanzia a Mosca, dove la sua famiglia si è trasferita a causa del lavoro del padre, ebreo lettone. La madre della cantante, Olha, è di origini ucraine: origini di cui va molto fiera. Golan è tornata in Israele nel 2022, in concomitanza con l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia. E spera di portare sul palco i colori del suo Paese di nascita.