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Eurovision? La gente vota l'israeliana, ma i giudici premiano Nemo

Amedeo Ardenza
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 Un pianto liberatorio. Una mano a spingere il carrello con in bagagli all’arrivo all’aeroporto di Tel Aviv, l’altra utilizzata per asciugare le lacrime. Sono le immagini circolate ieri del rientro a casa di Eden Golan, la cantante israeliana che allo Eurovision Song Contest ha portatole insegne biancoazzurre dello Stato ebraico. A soli 20 anni, Eden ha rivelato la tempra della diva e della combattente. Della diva, perché a Malmö la giovane russo-israeliana ha padroneggiato il palco con molta più classe, per esempio, della consumata collega spagnola nata nel 1968; della combattente perché di fatto Eden Golan ha indossato l’elmetto dall’inizio alla fine della sua trasferta a Malmö.

CENSURATA
Le tensioni relative alla sua partecipazione erano cominciate già prima dell’Eurovision. Dopo lo shock del 7 ottobre, Eden aveva scritto “October Rain”, un testo con alcuni riferimenti alla peggior mattanza di ebrei dalla Seconda guerra mondiale. Solo dopo che il primo verso «voi che scrivete la storia, state con me» è stato modificato in «voi che scrivete la sinfonia, suonate con me» e dopo che il titolo è stato cambiato, la giuria del festival pop ha permesso a Eden di partecipare. Una partenza accidentata che avrebbe innervosito qualsiasi altro artista. Al suo arrivo in terra svedese, Eden ha poi trovato una Malmö in stato d’assedio. La polizia in tenuta antisommossa era sostenuta dai colleghi danesi e norvegesi, giunti a dare rinforzo.

 

 


La ragione? La partecipazione al festival della stessa Eden, considerata da una rumorosa e abbondante minoranza di manifestanti propal un’odiosa rappresentante di un regime genocida. Non è la prima volta che Malmö dà fiato alla componente islamica e pervicacemente antisionista di un buon terzo dei suoi residenti. Nel 2009 una partita di Coppa Davis Svezia-Israele giocata lì finì in una notte di rivolta con la polizia chiamata ad affrontare una sollevazione popolare antiebraica. E l’ostilità nei confronti della cantante non si è fermata ai cancelli dell’Arena di Malmö: Eden è stata fischiata a più riprese dal pubblico in sala. Se l’umiliazione di essere contestata sul palco per motivi ideologici non fosse abbastanza, la ragazza ha subito gesti ostili anche dai colleghi: Alessandra Mele (Norvegia) si è ritirata dalla giuria per non lavorare assieme a una «genocida»; lo svedese Eric Saade si è esibito indossando una kefiah palestinese; il francese (origini algerine) Slimane Nebchi si è rifiutato di rispondere alla domanda «lei (che parla di amore) ha un messaggio per Israele?».

Sempre con il sorriso sul volto, Eden ha sconfitto tutti: chi odiava lei e il suo Paese e chi invidiava la sua semplicità. Perché se lo scandalo e la provocazione sono parte integrante del lavoro dell’artista pop, Eden Golan ha subissato i “demoni” austriaci, il finto nudo finlandese o lo stracafonal spagnolo. Merito di una canzone orecchiabile e di un look semplicissimo che ha messo in ombra chi si è presentato sul palco con tanto fumo e poco arrosto. E il pubblico, sempre meno ingenuo di quanto piace credere ad alcuni, l’ha premiata, a scapito dei colleghi pro-Gaza, a partire dall’irlandese Bambie Thug. Mentre le giurie “di qualità” sono state severe concedendole 52 punti in tutto (appena 6 di più del Regno Unito), il televoto ha quasi travolto la giovane Eden che ha finito per raccogliere 323 voti, solo 14 di meno 337 attributi alla Croazia e una valanga di più degli 0 attribuiti al Regno Unito, dei 5 all’Austria, degli 11 della Spagna o dei molto più solidi 104 voti popolari ottenuti dall’italiana Angelina Mango. Per la prima volta dal 2009 i giurati hanno puntato compatti su una canzone che non era arrivata fra le prime tre nel favore degli spettatori. Chissà perché...
 

EDEN DA HERZOG
"Hurricane” di Eden Golan ha chiuso quinta in classifica finale facendo incetta di voti anche in quei Paesi in cui la narrativa anti-israeliana la fa da padrona. Perla 20enne hanno votato in massai telespettatori di gran parte dei Paesi occidentali dell’Ue, come pure quelli della vincitrice Svizzera. «Non dimentico nemmeno per un momento i nostri ostaggi, e dedico a loro la mia partecipazione all’Eurovision», ha dichiarato lei al rientro. Il presidente d’Israele Isaac Herzog l’ha accolta con un «siamo orgogliosi per come hai affrontato le folle anti-Israele e antisemite presenti a Malmö: è stata una missione complicata e ti ringrazio», ha sottolineato Herzog. Per una ragazza obbligata a restare chiusa in albergo durante la sua permanenza svedese per motivi di sicurezza ce n’era abbastanza per sciogliersi in lacrime una volta tornata a casa.

 

 

 

 

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