L’Academy ha dei furbetti da Oscar

La nuova regola che impone la visione di ogni pellicola candidata è già stata aggirata: basta premere "play" e poi...
di Gabriele Gallucciovenerdì 2 maggio 2025
L’Academy ha dei furbetti da Oscar
3' di lettura

Guardare ogni film candidato al premio Oscar non è mai stato un requisito fondamentale per poter votare. Storicamente, la visione di tutte le pellicole era raccomandata ma non obbligatoria. Ecco perché i membri dell’Academy con diritto di voto spesso si affidavano al passaparola, ai giornalisti o addirittura agli amici e ai familiari. In questo modo le gemme nascoste rimanevano... nascoste, perché in pochi si prendevano la briga di guardarle.

Il sistema ha quasi sempre favorito pellicole più “rumorose”, ovvero dai budget altisonanti e dalle campagne pubblicitarie imponenti. Un esempio? The Brutalist, il film diretto da Brady Corbet e con protagonista un fuoriclasse del calibro di Adrien Brody: nella ultima edizione ha ottenuto 10 nomination e 3 vittorie (tra cui proprio il premio come miogliore attore a Brody), anche se diversi elettori hanno ammesso di non aver mai premuto “play” o di averlo lasciato in sottofondo mentre si facevano i fatti loro a telefono.

STATUS QUO

A partire dal quest’anno l’Academy ha deciso di provare a modificare lo status quo, introducendo il seguente obbligo: i membri con diritto di voto devono aver visto tutti i film di una determinata categoria per poter esprimere la propria preferenza. Insomma, l’Academy ha richiesto il minimo sindacale, eppure non mancano i furbetti che hanno già trovato il modo di aggirare tale regola.

Non che sia particolarmente difficile, dato che basta compilare un modulo che attesta quando e dove sono stati visti i film: quindi non c’è alcuna garanzia che gli elettori siano effettivamente rimasti davanti allo schermo.

Variety, la Bibbia dell’intrattenimento americano, ha posto il problema, chiedendosi se il nuovo obbligo porterà a scelte più consapevoli o se incoraggerà semplicemente nuovi modi di manipolare le votazioni. «Oggi alcuni membri- si legge su Variety- in particolare nei settori marketing e pubbliche relazioni, si limitano a premere “play” sull’app Academy per soddisfare i requisiti di visualizzazione del sistema, per poi disattivare l’audio o cambiare scheda. All’app risulta solo che il film è stato guardato, ma non sa se c’era qualcuno seduto davanti allo schermo.

Un membro ha ammesso di premere “play” prima di uscire di casa per andare al lavoro». Il sistema dell’Academy si basa sulla fiducia, quindi è chiaramente imperfetto, anche perché non verifica le informazioni degli iscritti e non prevede alcuna penalità per chi dichiara di aver guardato un film anche se non lo ha fatto. E allora che senso ha introdurre un obbligo di visione se non è accompagnato da un modo per assicurarsi che venga rispettato?
L’Academy spera in una presa di coscienza generale ed è sicura che solo una piccola minoranza dei membri con diritto di voto continuerà a imbrogliare il sistema.
Essendo un’organizzazione quasi centenaria, l’Academy tiene molto a preservare la propria integrità e a scoraggiare la tendenza a far prevalere un solo film durante la cerimonia di assegnazione dei premi. Tra il 2009 e il 2021 il sistema è stato abbastanza equilibrato (solo un film ha vinto più di quattro statuette, The Hurt Locker di Kathryn Bigelow con sei nel 2009), ma di recente i premi si sono spesso concentrati su una sola pellicola: è il caso di Everything Everywhere All at Once nel 2022 e di Oppenheimer nel 2023, entrambi ricompensati con ben sette statuette, e di Anora, che nella scorsa edizione ha vinto in cinque delle sei categorie in cui era candidato. Insomma, l’Academy vorrebbe ridistribuire i riconoscimenti cinematografici in un modo più equo.