Valerio Merola ha 70 anni («Siete sicuri? Spesso internet sbaglia...»), ma sembra ancora un ragazzino. Per l’aspetto, per il fisico («Corro 10 km al giorno»), per l’energia. Conduttore, autore, playboy («Ho avuto 3000 donne»), è entrato nelle nostre case presentando i programmi più importanti sulla Rai e su Mediaset fin quando, nel 1996, la sua carriera e la sua vita sono state travolte dall’inchiesta Vallettopoli, dalla quale ne è uscito pulito («Tutto assurdo, ho subito un’ingiustizia»). Valerio, che per tre anni è vissuto e ha lavorato a Cuba («Ho conosciuto pure Fidel»), ora sta scrivendo un libro, ma soprattutto continua a girare l’Italia col programma “Bravissima”, che ha ideato nel 1991.
Valerio Merola, incontrarla è quasi un’impresa: è sempre in viaggio.
«Vivo tra Montecarlo, Sofia e il lago di Garda, ma per lavoro sono sempre “on the road”. Mi definisco uno zingaro di lusso».
Come mai?
«Nella vita ho sempre amato trattarmi bene, pur senza ostentare la ricchezza».
Il regalo più bello che si è fatto?
«L’Hummer H2 di Arnold Schwarzenegger».
Raccontiamo subito.
«Sono in California, in palestra ad allenarmi, e lo vedo arrivare con questa macchinona bianca, con gli interni in pelle grigi. Per scherzo gli dico: “Che bella, me la vendi?”. Dice di sì e faccio l’affare: sul libretto, come “first owner”, primo proprietario, c’è il suo nome. La conservo ancora molto gelosamente».
Meraviglioso. È appassionato di motori?
«Ho avuto sette Lamborghini, tra cui una Countach, una Diablo Roadster, due Gallardo e una LM. E guido pure una Aston Martin come quella di James Bond».
Ama la velocità, quindi.
«Su strada e pure in acqua: ho corso con gli Offshore a livello agonistico, ma ho smesso nel 1990. Io ero nell’imbarcazione dietro Stefano Casiraghi, mio grande amico, quando, durante i mondiali, si è ribaltato ed è morto. L’ho visto sparire nell’acqua e da quel momento ho detto basta».
Quale è, invece, il lusso che si concede oggi?
«Viaggiare, che è il modo più bello per allargare le conoscenze. Ho fatto due volte il giro del mondo visitando tutti i Paesi».
Prossima tappa?
«I grandi parchi americani, che mi piacerebbe conoscere meglio. In particolare Sedona, in Arizona: vorrei connettermi con la natura grazie ai potenti flussi energetici presenti in quella zona. Ma non questa estate, perché il lavoro è tanto: “Bravissima” mi porta in tutta Italia e pure in Europa».
Parliamone, del suo storico programma.
«È una mia creatura artistica ed esiste da 34 anni. Io, che non sono padre, la considero come una figlia che amo follemente. È la mia vita ed è andata in scena sempre, anche durante il Covid».
Come funziona?
«È dedicata alle donne di tutte le età che sanno ballare, cantare, recitare, sfilare o hanno qualche altro talento artistico. “Bravissima” è 0-100, il suo motto è “il talento non ha età”. Facciamo le selezioni in tutte le Regioni e poi una finalissima televisiva».
È stato il primo talent show della tv italiana, vero?
«Non esisteva un format del genere: “Amici”, “X Factor” e gli altri sono arrivati dopo. La prima edizione, nel 1991, è andata in onda su Rai 1, poi siamo sbarcati per un periodo a Mediaset e ora siamo su Sky Canale Italia».
Domanda fastidiosa, ma inevitabile: come mai lo show adesso non va più sulle grandi tv nazionali?
«Per una questione economica. “Bravissima” lo produco io, oltre che condurlo: ha un budget di 100mila euro l’anno e non può competere con le grandi produzioni milionarie».
Valerio, ma tra un viaggio e l’altro cosa fa?
«Scrivo. Sto lavorando a un libro il cui titolo sarà “Le ricette dell’amore”: 40 consigli culinari per prepararsi a un dopo cena piccante».
Il piatto infallibile?
«“Spaghetto aglio, olio e peperoncino alla Merola”, con un ingrediente segreto che non posso svelare ora, e con l’aglione che non dà problemi a baciarsi. Mi creda, funziona».
Nessun dubbio, anche perché lei di donne e serate piccanti ne sa qualcosa.
«Sono stato per 40 anni un playboy...».
Ora è un ex?
«Non si diventa mai ex, semplicemente adesso non sono più in attività perché da 10 anni ho una compagna».
Ed è fedele.
«Sono sempre stato fedele. Io nella vita non ho mai tradito, semplicemente “cambiavo”. Ero un playboy gentiluomo, sincero».
E quante volte ha “cambiato”?
«Difficile fare un numero».
Proviamoci, dai.
«Ho avuto molte donne».
Troppo generico. Quante? Mille? Ha lo sguardo perplesso.
«Di più. Facciamo da mille a 3mila».
Più italiane o straniere?
«Soprattutto italiane e cubane».
Qualcuna famosa?
«Parecchie, ma nomi non ne faccio. Anche quando sono uscite alcune fotografie sui giornali di gossip non ho smentito né confermato».
Un’immagine storica è quella del 1984 con Bianca Berlinguer: voi due in barca a Capri.
«Vero, ma è meglio non parlarne, non vorrei che qualcuno poi dicesse che voglio farmi pubblicità...».
Beh, non ne avrebbe certo bisogno. Curiosità: ma in 34 anni di “Bravissima” qualche concorrente è cascata tra le sue braccia?
«Mi è capitato di avere delle bellissime storie d’amore».
Valerio, per le donne si fanno anche pazzie. La sua follia più clamorosa?
«Inizio Anni ’90, mi innamoro di un’italiana, bellissima, importante, separata. Ma è miliardaria, difficile stupirla. Una sera, a cena, mi dice: “Cosa ne pensi di quegli aerei che superano la velocità del suono?”. “Il Concorde? L’ho preso due volte ed è incredibile, il display segnala il Mach 2”. Lei resta affascinata e mi viene l’idea giusta».
Quale?
«Dopo una settimana la raggiungo a Londra, dove vive, e le propongo un week end a New York, la porto in aeroporto e le faccio trovare il regalo: un volo in Concorde. E in quel momento, guardando il suo sguardo, capisco che ormai è fatta...».
Ma questo talento da conquistatore l’ha sempre avuto fin da giovane? Anzi, facciamo così: torniamo indietro nel tempo e ripartiamo dal piccolo Valerio.
«Nasco a Roma il 15 giugno».
In quale anno? Wikipedia dice 1955.
«A un playboy non si chiede l’età! E comunque a volte internet sbaglia...».
Chapeau. Che bimbo è?
«Precoce in tutto: a 6 anni guido la prima auto, a 7 presento il primo spettacolo».
E con il sesso?
«Lì sono decisamente meno precoce: perdo la verginità a 18 anni, ma poi recupero abbondantemente».
Scuole?
«Dalle suore perché papà è un importante dirigente della Dc e ci tiene alla formazione religiosa. E proprio alle elementari esordisco come conduttore».
Addirittura?
«A fine anno ci fanno fare uno spettacolo e a tutti noi maschi chiedono di fare l’angioletto. Io mi rifiuto: “No, io voglio presentare”. E mi accontentano».
Un predestinato. La sua carriera, però, inizia nel cinema: nel 1976 recita nel film “Roma, l’altra faccia della violenza”. Come ci arriva sul set?
«Attraverso Ugo Tognazzi. Mi fidanzo con una ragazza che frequenta la Roma bene e lo conosce. Andiamo spesso da lui a Torvaianica, al famoso Villaggio Tognazzi, divento di casa e mi segnala per il film».
Un ricordo del Tognazzi privato?
«Uomo meraviglioso. In quel periodo organizza tornei di tennis, ma lui non gioca e sta tutto il tempo ai fornelli per preparare la cena».
Dopo la prima esperienza al cinema, lei inizia con la tv.
«A “GBR”, rete privata laziale. Mi presento al proprietario, lo trovo alla scrivania che sta firmando due pile di cambiali e penso “Mmmmm, iniziamo bene”. Poi, senza mai alzare lo sguardo, dice: “Mi ha detto Ugo che sei bravo. Ma cosa vuoi fare?”. E io: “Il presentatore”. “Bene, torna domani con una buona idea”».
Impegnativo.
«Non chiudo occhio, ma trovo l’ispirazione inventando il programma “Falchi della notte”, una finta diretta della notte romana».
Cosa intende per finta diretta?
«Giro per i locali e ogni tanto, tra un’intervista e un racconto, dico l’orario, ma aumentandolo di dieci minuti: è esattamente il tempo che il mio collaboratore ci mette, in motorino, a portare la cassetta registrata negli studi e mandarla in onda. Capito? In questo modo chi a casa seguiva il programma pensava che fosse tutto in diretta, mentre in realtà era una breve differita».
Geniale. E funziona?
«È un successo e tra gli spettatori più affezionati c’è Alida Chelli, che in quel momento è fidanzata con Pippo Baudo. E un giorno...».
Che succede?
«Squilla il telefono di casa e quando rispondo sento una voce conosciuta: “Valeriooooo, sono Pippo Baudo e avrei bisogno di parlarti. Quando...”. Tu-tu-tu, riattacco subito pensando a uno scherzo».
Nooo. E poi?
«Passa qualche giorno e, nel bar a fianco della Rai, incontro un suo autore: “Valerio, sei proprio sciocco”, mi dice. Non capisco. E lui: “Ti pare il caso di mettere giù il telefono a Pippo?”. Non lo lascio nemmeno finire e mi precipito al settimo piano di viale Mazzini».
Baudo la riceve?
«Sì e va subito al dunque: “Sei molto bravo, Valerio: ti va di condurre Fantastico 5?”. Io, imbarazzato: “Se lei ritiene che io sia all’altezza...”. “Valerio, devi darmi del tu”. Gli rispondo: “Madevo fare un provino?”. “Te l’ho già fatto io in questo momento”».
Incredibile, da una tv locale alla prima serata di Rai1.
«La mattina dopo la prima puntata vado al bar a prendere un caffè, vengo assalito dalla gente che chiede l’autografo - in quegli anni non ci sono ancora i selfie - e mi rendo conto dell’improvvisa popolarità».
Come è il rapporto con Baudo?
«Di grande stima reciproca e lo testimonia una giacca».
Perché?
«Quando lui crede in qualcuno gli regala un oggetto personale. E un giorno, nella sua villa di Formello, mi dice: “Prendi Valerio, questa è per te”. E mi dà una sua giacca».
Mai messa?
«Troppo grande, le maniche mi arrivavano alle ginocchia».
Dopo “Fantastico 5” (1984) lei conduce “Domenica In”, “Concorso voci nuove Castrocaro”, il “Girofestival”, “Un disco per l’estate”, il “Capodanno di Rai2”, “Chi tiriamo in ballo?”, cura i collegamenti esterni di due “Festival di Sanremo” e, a inizio Anni ’90, passa a Mediaset.
«Mi propongono “Scherzi a parte”: divento uno degli autori degli scherzi e uno dei complici».
Quello più bello?
«A Gino Bramieri. Lo convinco a fare l’elemosina travestito da mendicante spiegandogli che è una Candid Camera per vedere la reazione della gente, ma improvvisamente arrivano i vigili che vogliono multarlo e arrestarlo per accattonaggio. Esilarante».
Siamo negli Anni ’80 e ’90, indimenticabili, e lei è al massimo della carriera.
«Il periodo migliore, irripetibile: ci si diverte e si sta bene anche senza cellulari».
Qualche incontro indimenticabile?
«Mi chiama Lello Liguori, il gestore del Covo di Nord Est di Santa Margherita Ligure. “Ti va di condurre una serata?”. Arrivo e resto senza parole».
Che succede?
«L’artista da presentare è Barry White, mio idolo, con il quale parlo, brindo, ceno e faccio serata. A Montecarlo invece...».
Chi conosce?
«Ho il pass per entrare ai box di Formula 1 e un giorno mi trovo di fronte Ayrton Senna. Quando lo vedo resto immobilizzato dall’emozione, lui se ne accorge, sorride e mi dà una pacca sulla spalla. Poi mi invita a cena e io porto un’amica, con cui poi avrà una relazione».
Successo, soldi, fama. All’improvviso, però, nel 1996, tutto si ferma per Vallettopoli e le affibbiano un soprann...
«No, guardi, la blocco subito. Dico solo che è stata una vera ingiustizia, un’inchiesta assurda finita con l’archiviazione. Capisco che lei me lo chieda, ma ormai invoco il diritto all’oblio: sono passati 30 anni e penso non ci sia più niente da dire. Se non ricordare che questa vicenda ha fatto morire il mio miglior amico».
Cioè Gigi Sabani.
«Eravamo come fratelli, legatissimi. È stato uno dei più grandi imitatori italiani, un vero showman, ma nessuno lo ricorda mai: neanche una trasmissione, un premio alla memoria, niente. Una vergogna. Io due anni fa gli ho dedicato lo spettacolo “Io Imito”, rassegna di imitatori esordienti e affermati che onorano la sua memoria».
Lei, dopo quel caos, se ne va dall’Italia.
«Gli amici spariscono, capisco che è meglio cambiare vita e mi trasferisco a Cuba, dove conosco un’italiana che vive da 20 anni nell’isola e che mi mette in contatto con Fidel Castro. Il quale mi chiede di rinnovare la tv nazionale e così divento il solo straniero a lavorare per gli unici due canali televisivi cubani».
Come è Fidel?
«Grande carisma, malgrado politicamente la pensi diversamente da me».
Già, la politica. Approfondiamo. Lei torna in Italia nel 2000, si rilancia con il reality “Isola dei famosi” nel 2004 e poi conosce Renzo Bossi.
«Diventiamo amici e, quando lui si candida per le regionali della Lombardia del 2010, mi chiede di supportarlo nella campagna elettorale. Organizzo eventi in stile americano ed è un successo: viene eletto con 10mila voti e, un po’ di merito, è anche mio».
Ora, invece, cosa vota?
«Centrodestra, sono un ammiratore della Meloni e stimo vari esponenti della Lega, di cui sono amico».
Sempre nel 2010, invece, lei è vicino anche a Michela Vittoria Brambilla.
«Sono tra i primi dieci iscritti, con Umberto Veronesi, al suo movimento per la difesa degli animali e dell’ambiente: insieme conduciamo battaglie soprattutto a favore dei cani, che ho sempre trattato come fossero miei figli».
Ne ha amati molti?
«Sì, ma dieci anni fa, dopo la morte del mio Labrador Jack, l’ultimo che viveva con me, ho detto basta: troppa sofferenza nel momento del distacco».
Merola, ultime domande veloci. 1) Rapporto con la religione?
«Sono cattolico credente e praticante».
2) Paura della morte?
«No, temo le malattie».
3) Una cazzata che non rifarebbe?
«Sperperare così tanti soldi».
4) Una che rifarebbe?
«Fidarmi subito di persone che non lo meritavano».
5) Qualcuno che vorrebbe riabbracciare?
«A parte i miei genitori, rivorrei Gigi Sabani qui con me, in vita, anche solo per un attimo. Gli direi: “A Gi’, nun sei cambiato pe niente!”».
6) L’ultima volta che si è fatto una bella risata?
«Tutti i giorni: io ho un carattere allegro».
7) Un artista sottovalutato?
«Me ne vengono in mente tanti, purtroppo».
8) Sopravvalutato?
«Tutti quelli che non hanno fatto gavetta».
9) Il personaggio più incredibile del mondo dello spettacolo?
«Gigi Proietti. Una volta, nel suo ristorante romano, ci siamo fatti una gara di rigatoni all’amatriciana ed è finita pari: ce ne siamo mangiati due piattoni a testa».
Ultimissima: ha ancora un desiderio?
«Vorrei vedere continuare a crescere il mio programma “Bravissima”: ha soli 34 anni ed ha ancora tanti sogni da far realizzare alle “mie” Bravissime».