Remo Girone, la rivelazione di Michele Placido: "Cosa mi aveva confidato"

Il cinema italiano ha perso da poco uno dei volti più iconici, soprattutto nell’ultimo ventennio del Novecento. Remo Girone, scomparso all’età di 76 anni nella sua casa di Monte Carlo. Non era uno che amava mettersi in mostra, preferiva parlare col talento, quello che gli riconoscevano tutti, a cominciare da Michele Placido. “Aveva una tecnica attoriale straordinaria ed era giustamente molto pignolo nella preparazione, decisamente più bravo di me”, ammette senza giri di parole l’attore e regista, intervistato dal Corriere della Sera. Un rapporto di lunga data, il loro, cementato dal teatro – Metti una sera a cena – e dalla fiction più iconica della TV italiana, La Piovra.

Placido rievoca un aneddoto di quegli anni: “Le prime puntate erano già andate in onda. Stavamo andando a Bologna in macchina, guidava Fabrizio Bentivoglio. Ci fermammo a una pompa di benzina: io e Remo scendemmo a fumare una sigaretta. Il benzinaio mi riconobbe e disse: “Ma lei è il commissario Cattani”. Remo mi guardò divertito: “Ormai sei diventato famoso”. Una fama che, di lì a poco, avrebbe travolto anche Girone, chiamato a interpretare Tano Cariddi, boss spietato e indimenticabile.

Fu Florestano Vancini a volerlo nel cast dopo averlo visto recitare accanto a Placido. “Il regista diceva: siete una grande coppia”, ricorda oggi l’attore, parlando di un’alchimia rara. Dietro le quinte, però, c’era anche la sofferenza. Girone affrontò le riprese combattendo un tumore, in silenzio. “Era riservato, non voleva parlarne troppo. Mi diceva solo che non doveva affaticarsi. Poi mi confidò di aver avuto anche un periodo di depressione. Ma aveva accanto un angelo: sua moglie Victoria Zinny, che non lo ha mai lasciato solo”. Fino alla fine, i due avevano progetti insieme. “Avevamo voglia di tornare a fare coppia. Quando vide Romanzo criminale mi disse: ‘Nel tuo prossimo film voglio esserci’”. Una promessa che, purtroppo, resterà solo nei ricordi.