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L'aria che tira, Putin e l'effetto "dieci-generazioni": cosa accadrà alla Russia

Claudio Brigliadori
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La guerra in Ucraina, a un anno e mezzo dal suo inizio, è cronaca quotidiana di orrori, battaglia di trincea, droni, sangue, bombardamenti a tappeto, missili a medio e lungo raggio e così via. Militari morti, civili uccisi nel nome della “storia”. E proprio la storia è paradossalmente l’elemento più trascurato di questa tragedia. 

Cosa succederà quando tutta questa tragedia verrà archiviata alla voce, ancora lontanissima e inimmaginabile, di trattativa di pace? A questo fa riferimento il generale Maurizio Fioravanti, dell’Istituto Affari Internazionali, ospite in studio a L’aria che tira Estate su La7. Di fronte a lui c’è una mappa con le aree occupate dai russi. Ma il punto è un altro: «Pensiamo ai bambini, che frequentano gli asili o le elementari», spiega il militare, tutti quei giovanissimi ucraini che stanno crescendo al suono delle sirene antiaeree.

 

 «Questi bambini porteranno tanto di quel rancore, tanto di quell’odio, non tanto verso Putin, ma verso il popolo russo. Non basteranno né cinque né sei né otto o addirittura dieci generazioni per poterlo cancellare, questo è il danno più catastrofico». Davanti a un quadro simile, sembra quasi superfluo registrare le variazioni, talvolta minime, al fronte. «Gli ucraini a Sud hanno superato il Dnipro, siamo già oltre la seconda linea difensiva. Isoleranno le forze russe a sud di Kherson e la Crimea, perché potranno colpire il ponte di Kerch che rimane l’unico collegamento con la Russia». Il resto, purtroppo, è un conto- salatissimo - che pagherà chi ancora non è nato.

 

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