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L'Innocente, D'Annunzio icona "pop": il caso che fa impazzire l'Auditel

Klaus Davi
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Vi proponiamo "Tele...raccomando", la rubrica di Klaus Davi dedicata al piccolo schermo

CHI SALE (L’innocente)
Adesso diranno che vola un vento di destra. Sì perché una delle sorprese dell’Auditel di domenica è l’ottimo risultato conseguito dal film del 1976 L’innocente che in seconda serata su Rete 4 ha raggiunto il 5.2% di share con picchi del 6%, in particolare in coincidenza di scene molto drammatiche come il momento in cui il protagonista Tullio sopprime il neonato che sua moglie ha avuto da una relazione extraconiugale o il tragico finale con il suicidio dell’uomo.

Un film secondo i critici ben interpretato da Giancarlo Giannini con l’indimenticabile Laura Antonelli e la regia del “comunista” Luchino Visconti. Tratto dall’omonimo romanzo di Gabriele D’Annunzio, che insieme a Il piacere e Trionfo della morte fa parte del cosiddetto “ciclo della rosa”, ci si chiede: perché tanto successo? Perché la destra è tornata di moda?

O perché in uno dei momenti più bassi di reputazione della giustizia italiana alimenta il senso di impotenza per una vicenda in cui un uomo divorato dai sensi di colpa finisce per togliersi la vita. O forse perché si tratta di un dramma in cui al centro di tutto è il “fato” con la sua irreversibile crudeltà. I numeri ci dicono che la storia continua a piacere, e che D’Annunzio continua a essere (lui come anche le sue opere) una travolgente icona pop. Mai veramente valorizzata.

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