Raffaella Carrà, tre anni dopo la morte un botto sulla Rai: un successo intramontabile
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CHI SALE (“La nostra Raffaella”)
A quasi tre anni dalla morte la Rai dedica uno speciale - andato in onda sabato sera in prime time - tra il documentaristico e il celebrativo dedicato a una delle artiste italiane di maggiore respiro internazionale.
Un omaggio doveroso per una figura che di fatto ha anticipato quanto il valore di una “show girl” sia stato caratterizzato sia dalla sua capacità di passare da un genere all’altro (ballo, canto, conduzione televisiva e anche infotainment con un taglio piu giornalistico) come anche dalla efficacia con cui il suo modo di interpretare lo spettacolo abbia inciso ed incida sull’immaginario e il costume degli italiani.
Originaria dell’Emilia Romagna, Raffaella Carrà nella sua lunga carriera ha conquistato mercati impensabili per gli artisti della sua generazione, salvo rare eccezioni. Le sue hit come Rumore sono arrivate in testa alle classifiche di Germania, Spagna, Svizzera, Belgio. Ma il doc Rai ha spinto anche molto sulla umanità, la semplicità, le generosità di una donna che viveva il suo lavoro con un profondo senso dell’etica. Un rigore custodito fino all’ultimo, visto che la Carrà non ha ritenuto corretto informare il pubblico dei suoi problemi di salute, tenendo duro fino alla fine.
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Ottimo il riscontro di share con punte di tre milioni di telespettatori, e picchi fra gli under 25 del 12%, che per Rai uno non è poco. Oggi imperversano dive planetarie costruite molto dal marketing, l’opposto di Raffa.
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