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Reazione a Catena, accuse clamorose alle Polposition: "Troppi telegrammi, vanno ammonite!"

Roberto Tortora
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Ci sono favole che finiscono rapidamente, altre che durano nel tempo. A Reazione A Catena il trio delle “Polposition” composto dalle amiche Tecla, Cristina ed Elisa continua a stupire e a vincere. A sfidarle, nell’ultima puntata, il tris denominato “Gli Ammicchi”, cioè Jacopo, Andrea e Mattia, tre ragazzi di Torino che si fanno chiamare così, perché al liceo baravano a briscola facendosi dei gesti eloquenti. La partita è serrata, ma, come spesso accade, il turning point della puntata arriva con il gioco de “L’Intesa Vincente”.

Il vero punto di forza delle Polposition, sempre capaci di inanellare tante parole in poco tempo. La cosa si ripete puntualmente anche stavolta, le campionesse azzeccano ben 14 parole, mentre gli avversari si fermano miseramente soltanto a 4. Il conduttore, Pino Insegno, scherza: “Non se ne vogliono più andare! A casa gli hanno impedito di tornare e loro continuano a vincere!”. Le Polposition arrivano così al gioco finale con un bottino di 110mila euro. Per una volta, però, la serata non è delle migliori e le ragazze inciampano anche su catene facili, come Panama e Chef che porta senza troppa fatica all’unica parola possibile con la C, cioè Cappello. Il gruzzolo scende rapidamente a 6875 euro, quindi definitivamente a 3438 euro. Sui social, su X in particolare, piovono critiche: “Non è il livello degli sfidanti, ma le parole facili che danno loro all’ intesa vincente (Lazio, Roma per dirne una) perché poi se vai a vedere al gioco finale non sono poi così brave”. 

 

Un altro commenta: "Se ci fate caso nell’intesa le danno parole facilissime che si individuano in due secondi, tipo ‘cos’è non estate’, non c’è bisogno di articolarle quindi hanno gioco facile rispetto agli sfidanti che ne hanno di più difficili". L’ultimo, però, si supera e punta il dito su Pino Insegno: "Pinuccio caro te se vole bene, ma queste fanno più telegrammi delle poste di Roma negli anni ’80, qualche ammonizione pure pe fa vedé ogni tanto je la poi da”.

 

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