Mostra Venezia: in Orizzonti la 'Piccola patria' di Rossetto (2)
(Adnkronos/Cinematografo.it) - Leonardo Di Costanzo con 'L'intervallo' (che lo scorso anno a Venezia si aggiudico' il premio Luigi De Laurentiis per la migliore opera prima), Bruno Oliviero con 'La variabile umana', Alessandro Rossetto con 'Piccola patria', documentaristi che nel giro di un anno esordiscono con la prima opera di finzione: solamente una coincidenza? "La mia e' una formazione dove questa demarcazione di genere non c'e' mai stata", rivendica Rossetto. "Non mi sono quasi mai posto il problema della linea di confine, sono figlio di un'idea di cinema dove questo 'status' di genere non esisteva. E sono contento che finalmente anche in Italia ce ne stiamo accorgendo -prosegue il regista- nel mio caso, come in quello di Leonardo, ci sono parabole che ti portano a provare nuove soluzioni, nuove possibilita'. Poter inserire la finzione in quadri di realta', in termini di rischio, per me era molto interessante". Aggiunge Rossetto che "gli elementi di forza del film, se ci sono, si devono al cinema che ho fatto prima -aggiunge Rossetto- In sede di concezione, sapendo che avrei dovuto confrontarmi con questa esperienza, ho intuito che il terreno di ripresa avrebbe portato una miriade di elementi ai quali non mi sarei sottratto: per me fare un film e' prendersi dei rischi, non temere il disequilibrio". "La sceneggiatura che abbiamo scritto e' una tragedia classica, nella tragedia c'e' il coro e nel film il coro e' demandato alla realta'", afferma ancora Rossetto per il quale "la preoccupazione era trovare la giusta distanza tra me e i corpi, tra la macchina da presa e l'immagine, e questo e' un elemento proprio del documentario. Questo mi ha permesso di girare in maniera molto libera, con improvvisazione pura e scrittura dei testi durante le riprese. Utilizzando, come dicevo prima, strumenti documentari in un quadro di finzione".