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Morto Vujadin Boskov: aveva 83 anni

Sulla panchina della Samp il tecnico jugoslavo conquistò lo scudetto '91 e la finale di Coppa Campioni '92

Matteo Legnani
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"Rigore è quando arbitro fischia". Punto. Vujadin Boskov, l'artefice dell'unico scudetto della Sampdoria, profeta di un calcio bello e spensierato, rimarrà nel cuore dei tifosi (non solo blucerchiati) per perle come questa, pronunciata una Domenica Sportiva di tanti anni fa in risposta alla solita maligna domanda su un penalty non concesso ai suoi. Il "filosofo" jugoslavo del calcio si è spento oggi, all'età di 83 anni. Era nato nel 1931 a Begeč, villaggio a 15 km da Novi Sad in Voivodina (che allora faceva parte della jugoslavia e che oggi è Serbia). In campo giocò dal 1946 al 1960 gioca nel Vojvodina di Novi Sad, non raccogliendo vittorie poiché i tornei jugoslavi erano ad esclusivo appannaggio di Stella Rossa, Partizan e Hajduk. E disputò ben 57 partite con la maglia della nazionale jugoslava, nei ruoli di mediano o mezzala, disputando anche un'Olimpiade e due mondiali. Fu in panchina che raccolse i suoi maggiori successi, da tecnico della Sampdoria a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, quando essere ai vertici del calcio italiano significava esserlo anche a quelli del calcio europeo. Sul campo schierava giocatori eccezionali, come Hans-Peter Briegel e Toninho Cerezo, Gianluca Vialli, Pietro Wierchovod e ... Mancini. Con loro conquistò lo storico scudetto della Sampdoria nel 1991. E con loro giunse, nella primavera dell'anno successivo, alla finale di Coppa Campioni che perse per un soffio dal Barcellona. Traguardo, quello della massima finale europea, che Boskov aveva peraltro già raggiunto nel 1981 sulla panchina del Real Madrid, perdendo in quell'occasione dal Liverpool.

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